Debiti e personale:| tirata d'orecchi al comune - Live Sicilia

Debiti e personale:| tirata d’orecchi al comune

Palermo, i revisori sul bilancio 2009
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Diciotto milioni di euro di debiti fuori bilancio, sei milioni e 300 mila euro di incremento per la spesa del personale e quarantaquattro milioni di debiti nei confronti delle municipalizzate. Sono le cifre della situazione economica del comune di Palermo, al 31 dicembre 2009, secondo la relazione dei revisori dei conti che promuovono il consuntivo della scorso anno, ma con riserva. Bilancio, tra l’altro, non ancora approvato e che ha visto l’intervento di un commissario.

Così, alla ripresa dell’attività amministrativa in sala delle Lapidi bisognerà ripartire proprio dal riepilogo economico e finanziario del 2009, anche se si prevede già qualche ritardo: la commissione consiliare al bilancio, infatti, non ha ancora espresso il proprio parere, per cui probabilmente bisognerà aspettare almeno metà settembre prima che la discussione sul consuntivo 2009 approdi a sala delle Lapidi. Tesi, quest’ultima, confermata da Doriana Ribaudo (Udc), membro della commissione bilancio: “è opportuno approfondire il consuntivo in commissione anche per confrontarci con i revisori e con i dirigenti, ancora in ferie. Per questo credo che prima una settimana non si muoverà nulla”.

E’ arrivato comunque il parere del collegio dei revisori dei conti, sostanzialmente favorevole anche se con qualche riserva. I revisori, infatti, sottopongono all’attenzione della commissione bilancio e del consiglio comunale due note della Corte dei Conti, risalenti agli scorsi mesi di novembre 2009 e febbraio 2010, nelle quali la Corte manifestava dubbi rispetto ad alcune irregolarità. Nello specifico, i nodi centrali riguardavano le perdite delle società partecipate, che ovviamente incidono negativamente sul bilancio del Comune, nonché le criticità economiche legate agli ingenti debiti fuori bilancio e al costante incremento della spesa del personale. A ben vedere, in realtà, da sala delle Lapidi qualcosa si è mosso e i debiti fuori bilancio sono stati in parte ridotti: si è infatti passati dagli oltre 23 milioni e 500 mila euro del 2008, ai “soli” 17 milioni 978 mila euro del 2009. Ancora troppi, secondo il parere dei revisori, che invitano il consiglio ad “attivare l’azione di responsabilità nei confronti di tutti coloro che non rispettano le ordinarie misure di contabilità”.

E ancora, sia la Corte che i revisori ci vanno giù pesante sul nodo delle spese del personale: quasi sei milioni e mezzo di euro in più nel solo esercizio finanziario del 2009 ai quali non sembrano associarsi, secondo la Corte, obiettivi di miglioramento dei servizi e delle prestazioni rese ai cittadini in termini di efficacia ed economicità. Insomma, le spese derivanti dalle stabilizzazioni dei precari, non avrebbero comportato alcun miglioramento nella qualità dei servizi offerti alla città. “Le stabilizzazioni andavano riconosciute per legge e così abbiamo fatto – prosegue Doriana Ribaudo –. È vero comunque che il personale, soprattutto in alcuni settori rimasti penalizzati, va qualificato. A questo punto serve l’impegno di tutti per riqualificare i lavoratori in servizio”. Dulcis in fundo, si torna a parlare di municipalizzate e le notizie non sono per niente incoraggianti: i crediti da bilancio che le municipalizzate vantano nei confronti del Comune ammontano infatti a poco più di 44.168.157,88 euro.

Senza contare i ritardi da parte del Comune nei pagamenti alle ex municipalizzate, che per coprire la spesa corrente ricorrono ai prestiti bancari. Questo meccanismo, secondo Davide Faraone (Pd), costa al Comune 13 milioni di euro in interessi passivi. “La miope politica di cassa della ragioneria generale crea più danni di quanti ne vuole risolvere – dice Faraone –. A causa di questo deleterio meccanismo si innesca un effetto a catena, che ha ripercussioni significative su tutta quella parte dell’economia cittadina che ha rapporti con l’ente Comune. Alla fine a pagare veramente il conto sono i fornitori, spesso piccole aziende che per far fronte alle esposizioni bancarie sono costrette a chiudere o ad entrare nel giro dell’usura”.


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