Dedè, i libri e 114 anni | "Così è morta mia zia" - Live Sicilia

Dedè, i libri e 114 anni | “Così è morta mia zia”

Tutti le volevano bene. Tutti la rimpiangono. E qualcuno racconta il 'segreto' della sua longevità.

Qui si racconta in breve la storia della maestra Diega Cammalleri, chiamata zia Dedè, spirata nel suo letto, nella leggerezza del sonno, a 114 anni, con i suoi libri, con le persone che amava, con la sua felicità, col suo dolore e con la sensazione di una vita compiuta al meglio.

Tutta la sua Canicattì la piange con lacrime sincere. E chi l’ha mai detto che morire a centoquattordici anni sia più semplice che morire a quattordici anni, nel sentimento del passaggio sperimentato da chi lo prova? Quella porta è stretta e disagevole, nel fiammeggiare dell’estate e nel declinare dell’autunno. Dedè ha affrontato l’ostacolo come tutti noi vorremmo. In santa pace.

La piangono. La salutano. Non smettono di dolersi per lei. Ettore Di Ventura, il sindaco, ha scritto su Facebook: “La maestra Cammalleri è stata per la nostra città un esempio di rettitudine, di classe, di morigeratezza, che ha saputo trasmettere ai suoi alunni e a chi le è vissuto a fianco, i sani, preziosi e sempre più rari valori dell’etica”. E si capisce che non sono parole buttate lì nel cordoglio di prammatica, che c’è un sentimento affettuoso del distacco.

E quello che importa nella cronaca di un’esistenza inestimabile come tutte non è tanto lo stupido record dei centenari, nella contabilità dei primati. Vale di più che il tempo sia stato riempito, non lasciato vuoto.

Aldo Cammalleri, uno dei nipoti più vicini, racconta: “Credo che il segreto di mia zia sia stata la curiosità, con la vivacità e l’intelligenza. Era molto religiosa. Viaggiava. E’ stata spesso a Lourdes e leggeva sempre. Non l’ho vista mai senza un libro in mano. Ecco, potrei dire che i libri le hanno allungato la vita. E poi scriveva benissimo. Tanti l’ammiravano per questa qualità. Aveva avuto i suoi lutti, ma era stata sempre capace di reagire. Negli ultimi tempi si rattristava perché vedeva gli amici e i familiari andare via, assisteva alla loro morte e lei restava qui. Non aveva paura, ma un giorno mi ha detto: ‘Perché dobbiamo sopportare tutto questo?’”.

In un video su facebook si vede zia Dedè che recita a memoria ‘L’infinito’, con un’intensità rara, come se Giacomo Leopardi fosse stato un suo compagno di banco. Per fortuna, il destino (Dio, gli dei, il caso, ognuno riempia la casella vuota col suo senso personale) sa essere buono quando sceglie di premiare qualcuno.

Così, alla fine, la signora che non voleva più sopravvivere a coloro che aveva amato se n’è andata nel sonno, senza soffrire, senza avere paura, senza spaventarsi per il fiato che si accorciava. E’ morta con serenità. E’ morta come, certe volte, capita di rinascere.

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