PALERMO – Ed eccoli i post incriminati che sono costati il carcere ad Antonino Vaccarella. Lo scorso ottobre a Isola delle Femmine arrivò l’attore Can Yaman sul set della nuova fiction Mediaset «Viola come il mare». Al suo fianco la siciliana Francesca Chilliemi.
Vaccarella, ai domiciliari con l’accusa di traffico di stupefacenti, condannato in primo grado a 6 anni, commentò l’evento su Facebook. Se la prendeva con le ragazze andate in visibilio, diceva che era stato aperto “il pollaio” e che avrebbero fatto meglio a occuparsi dei lavori di casa.
Vaccarella aveva il divieto di comunicare con l’esterno. Dunque, vietati anche i social. Secondo la Corte di appello che lo sta processando i post, però, non erano solo di scherno. C’era un atro fine dietro: “rivendicare una funzione di controllo del territorio per il tramite dei social media, probabilmente in vista di una più tranquilla e agevole estrinsecazione delle attività criminali in quei territori ed il tentativo di condizionare attraverso i social le coscienze e le comuni opinioni in ambito locale”.
Un controllo che avrebbe addirittura una connotazione mafiosa (a Vaccarella non sono stati mai contestati reati legati a Cosa Nostra).
La Procura generale ha chiesto l’aggravamento della misura cautelare ed è stato trasferito in carcere. La difesa contesta la decisione e presenterà ricorso al Tribunale del Riesame. Il carcere sembra eccessivo.