CATANIA – Più di cinquemila posti di lavoro a rischio. Si tratta dei lavoratori dei call center della provincia di Catania che rischiano di “cadere” sotto i colpi di una delle peggiori leggi della globalizzazione: la delocalizzazione. La Cgil che già a luglio aveva denunciato i rischi per i call center etnei torna sul tema con una conferenza stampa. Più che un rischio, un fatto concreto. Nel mese di gennaio, infatti, settecento operatori out bound a progetto si sono visti rescindere i contratti.
All’origine la scelta dei grandi committenti (Sky, Tim, Wind, Vodafone, Enel) di delocalizzare i call center all’estero dove la forza lavoro costa meno. Un euro l’ora a fronte dei cinque o sei percepiti dai lavoratori italiani. Le mete più ambite sono l’Albania, la Romania, la Croazia e i paesi del Nord Africa. Durissime le ricadute occupazionali per il territorio catanese che conta ben trenta call center censiti (molti di più se si tiene conto di quelli “da sottoscala” a partita iva individuale) e seimila occupati con contratto a progetto e duemila a tempo indeterminato.
“Ogni giorno viviamo con la paura di perdere il lavoro” dice un’operatrice presente alla conferenza stampa, le fa eco un’altra lavoratrice “ vogliamo fare sentire la nostra voce, vogliamo lottare”. Il segretario confederale della Cgil, Giovanni Pistorio, ha sottolineato un’altra insidia che si cela dietro le operazioni di delocalizzazione e interessa tutta l’utenza: il trattamento dei dati sensibili nei call center esteri. “Nei Paesi extraeuropei in cui si delocalizza non vigono infatti le medesime garanzie circa il trattamento delle informazioni personali degli utenti”. I dati personali potrebbero venire utilizzati senza controlli. Un rischio che la Cgil aveva denunciato mesi fa al Ministero dell’Interno tramite la Prefettura di Catania.
“Ci hanno dato ragione, ma non abbiamo ottenuto risposte concrete” così Angelo Villari (segretario generale della Cgil di Catania) sintetizza l’esito della denuncia del sindacato indirizzata alle istituzioni nazionali. Una denuncia che verrà rinnovata ha detto Villari “al nuovo governo che si insedierà dopo il 25 febbraio”. Il segretario generale, inoltre, ha definito “inaccettabile” l’ “insensibilità” mostrata dal passato governo e dai grossi gruppi di committenti. Giovedì mattina alle nove la Cgil chiama a raccolta i lavoratori dei call center davanti alla Prefettura per un sit in di protesta.