Un serpentone che si snoda lungo le vie di Palermo. Fischietti, cartelloni e striscioni, bandiere che sventolano in protesta verso la Regione. “Dopo 20 anni non si può negare un contratto; vergognatevi” recita un primo striscione, un secondo invece fa presente a chiare lettere “Per 20 anni solo un serbatoio di voti”. Girare per il lungo corteo di precari è come tracciare il dito nella cartina delle frustrazioni e delusioni siciliane. Precari da ogni parte della Sicilia sono arrivati per protestare contro la Regione, rea di non rinnovare contratti e di far vivere migliaia di lavoratori nel precariato da oltre vent’anni. Una situazione sempre instabile che toglie ogni speranza per il futuro. “Com’è possibile comprare una casa o pagarsi un mutuo, fare qualche investimento se non sappiamo dove andare a lavorare e per quanto lavorare? Da vent’anni abbiamo il contratto rinnovato annualmente con sempre le stesse difficoltà, mai certi di come andrà a finire”, dicono i precari di Delia, paese in provincia di Caltanissetta, che rischiano in 40 di perdere il posto di lavoro. Poi aggiungono: “Siamo esasperati. E’ dal 1989 che siamo precari, nel 1996 siamo entrati nella Pubblica Amministrazione con un sussidio dell’INPS e dal 2006 siamo contrattisti part-time. Ora chi lo sa… Come si può continuare ad andare avanti?”. Stessi interrogativi abitano i cuori di tutti i precari siciliani. Da Mazzarino con 73 lavoratori a rischio ai comuni nisseni di Serra di Falco, Milena e Montedoro coi loro 55 precari, passando per i 65 di Tortorici (ME) e i 53 di Falcone (ME). A Monreale (PA) le condizioni di lavoro purtroppo non cambiano. Sono 120 i contrattisti che rischiano la disoccupazione. Tra questi la maggior parte lavora presso la Polizia Municipale. Molti di questi vigili urbani, con vent’anni di onorata carriera vissuta sempre nel precariato, dicono mestamente: “Se non arriva la deroga al patto di stabilità, i Comuni non potranno mai assumere. Quasi tutti i vigili urbani operanti in Sicilia sono contrattisti. Accadrebbe il caos se non fossero rinnovati questi contratti. La viabilità e il servizio garantito presso molte scuole verrebbe meno, creando dissesti in tutte le città. Inoltre molti di noi vigili urbani sono d’ausilio alle forze dell’ordine, avendo il distintivo di P.S. (Pubblica Sicurezza). La cosa che fa più rabbia è che noi contrattisti percepiamo 680 euro, avendo le stesse responsabilità e facendo lo stesso servizio dei vigili urbani entrati di ruolo”.
Di storie simili se ne trovano in grande quantità parlando con i precari arrivati da ogni parte della Sicilia per gridare il loro dissenso. Se uno striscione si interroga scrivendo “Italia fondata sul lavoro. Quale Italia? Quale lavoro?”, i 120 precari di Partanna (TP) hanno le idee molto più chiare: cambiare il primo articolo della Costituzione, sostituendo al lavoro il precariato. A questo coro di lamentele, si aggiunge la voce di Piero Ferrante, assessore di Terranova (ME): “Le soluzioni vanno trovate in tempi brevi. Il perdurare della mobilizzazione dei precari degli enti locali determinerà la paralisi dei servizi. Questo è un problema sociale. Sciopereremo ad oltranza se non ci ascolteranno”. Dello stesso avviso è Lucia Ferrante, guida dei precari di Mazzarino (CL), che afferma: “Bloccando il patto di stabilità, ci stanno tagliando la possibilità di entrare in pianta organica. A noi interessa lavorare con piani triennali o quinquennali, pagati per il 90% dalla Regione e per il 10% dal Comune. Al momento attuale, però tutto questo è bloccato. Noi protesteremo e sciopereremo ad oltranza: solo con gli uffici vuoti, con l’assenza di servizi e la carenza di personale si potrà cambiare la situazione. I sindaci ci stanno aiutando molto. Hanno voluto firmare un documento nel quale garantiscono di assumere una presa di posizione forte e decisa nei confronti della Regione”.
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