Monterosso denuncia Sabella | Il caso sul "The Guardian" - Live Sicilia

Monterosso denuncia Sabella | Il caso sul “The Guardian”

Il Gip Molinari ha prosciolto il direttore di LiveSicilia. La vicenda raccontata su uno dei quotidiani più letti al mondo

DIFFAMAZIONE E STALKING
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Non solo un caso nazionale, ma internazionale. L’inchiesta che ha coinvolto il direttore di LiveSicilia Accursio Sabella, dopo l’archiviazione, è finita sulle pagine del “The Guardian”.  Le denunce, sporte dalla direttrice della Fondazione Federico II ed ex segretario generale della Presidenza della Regione siciliana, Patrizia Monterosso, difesa dall’avvocato Antonio Fiumefreddo, nei confronti del giornalista difeso dall’avvocato Marcello Montalbano, erano non solo di diffamazione ma di “stalking”, che sarebbe stato commesso dal giornalista nell’esercizio del proprio lavoro attraverso una attività ritenuta dalla Monterosso persecutoria. Nelle denunce spuntavano persino le accuse di “molestie” ed “estorsione”.

Dopo aver ripercosso le vicende giudiziarie di Monterosso, il giornalista del Guardian, Lorenzo Tondo, scrive: “I magistrati di Palermo hanno respinto le accuse, che includevano anche la diffamazione, e hanno respinto la causa di Monterosso contro Sabella, constatando che il giornalista ha svolto correttamente la sua attività di reporter”.

“Con le sue accuse – dice Sabella, intervistato – Monterosso mi ha trattato allo stesso livello di un criminale squilibrato che insegue inesorabilmente le sue vittime, rendendo le loro vite impossibili”. Il Gip, tra le altre cose, nell’ordinanza ha affermato: “Risultano essere sempre stati rispettati da Sabella i limiti della veridicità della notizia, dell’interesse pubblico alla diffusione della stessa e della continenza delle espressioni usate”.

L’articolo del quotidiano britannico riporta anche una intervista al presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Giulio Francese, figlio di Mario Francese, giornalista ucciso da Cosa nostra e si chiude con un dato sulla libertà di stampa in Italia, riferito dall’Associazione Ossigeno guidata da Alberto Spampinato, anche lui figlio di un cronista ucciso, Giovanni Spampinato: “La mafia – dice – non è l’unica minaccia che i giornalisti italiani devono affrontare. I giornalisti che fanno inchiesta sono spesso intercettati, seguiti e intimiditi dalle autorità. Centinaia sono stati sottoposti a perquisizioni, confische e intercettazioni da parte dei pubblici ministeri italiani dal 2006 a oggi”.

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