Il giorno dopo l’arresto, si scava nella vita di Francesco Di Fresco per cercare di capire quale ruolo abbia avuto all’interno di Cosa nostra nei quindici anni di latitanza. Si scava e saltano fuori le parole di una fonte confidenziale, ora al vaglio degli agenti della Squadra Mobile di Palermo. La fonte racconta di incontri fra mafiosi a cui avrebbe partecipato, e di recente, Di Fresco, sottolineando il suo peso specifico nel mandamento di Brancaccio, dove i boss si sarebbero seduti attorno a un tavolo. Di Fresco, arrestato ieri nella sua abitazione al civico 197 di viale Croce Rossa, dunque, non si sarebbe preoccupato solo di evitare il carcere, ma avrebbe avuto un ruolo ”operativo e attivo” per usare le parole pronunciate dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi.
Di certo, Di Fresco era uno che si faceva vedere poco in giro. Almeno negli ultimi mesi, da quando i poliziotti avevano preso di mira l’abitazione in cui viveva con la moglie e i due figli. La posizione dei familiari è al vaglio dei magistrati. Sono indagati per procurata inosservanza di pena. Avrebbero, in pratica, contribuito ad evitare che il marito e padre finisse in carcere per scontare un ergastolo per omicidio.
Chi è oggi Francesco Di Fresco? E’ questo l’interrogativo a cui devono trovare una risposta gli investigatori. Fino al 1995 sarebbe stato killer del gruppo di fuoco di Brancaccio, uomo fidato di Leoluca Bagarella, alleato fedele di Matteo Messina Denaro a cui avrebbe garantito copertura nella latitanza. Fino al ’95, giorno della sua condanna all’ergastolo. E poi? E oggi?