PALERMO – Antonino Di Matteo può andare subito alla Direzione nazionale antimafia. Niente posticipato possesso, dunque.
All’inizio di aprile il ministero della Giustizia aveva disposto che il pm del processo sulla trattativa Stato-mafia restasse a Palermo fino a dicembre. Il ministero aveva accolto la richiesta del procuratore Francesco Lo Voi con il parere favorevole del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Il posticipo della partenza fu giustificato con l’esigenza di consentire a Di Matteo di proseguire, e forse concludere, i suoi impegni palermitani: dal processo sulla Trattativa Stato-mafia alle indagini ancora in corso.
“Questa procedura – era stata la replica del pm – diversa da quella della applicazione che avevo auspicato, mi impedisce di fatto, per un consistente lasso di tempo, di prendere possesso delle funzioni di sostituto procuratore nazionale attribuitemi in esito a un regolare concorso”. “Sono convinto – aggiungeva Di Matteo – che c’erano gli strumenti per coniugare il mio diritto ad essere trasferito nella nuova sede con l’esigenza di assicurare la continuità del mio lavoro nel processo. Si è preferito trattenermi ancora nelle funzioni di sostituto procuratore a Palermo”.
Adesso il ministero cambia idea, anche sulla base di una nota del procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, e ricorda la possibilità che il magistrato venga applicato al processo sulla Trattativa. Di Matteo lascerà Palermo entro il 15 giugno.