AGRIGENTO – “Provo amarezza. Un sentimento che non provo per altri fatti che sono collocabili ai margini della società che, pur essendo reati, possono avere anche una comprensione umana. In questo caso, non è comprensibile il vulnus che crea un avvocato che riesce ad istruire un testimone falso e lo porta davanti al giudice”. Lo ha detto il procuratore capo Renato Di Natale, commentando in conferenza stampa l’arresto dell’avvocato Angelo Balsamo, sindaco di Licata. “E’ un vulnus per l’amministrazione della giustizia e per la classe forense che è l’esercizio di una attività encomiabile, quando è nel rispetto delle regole. La stragrande maggioranza degli avvocati sono persone oneste, però ai margini della classe forense – ha concluso Di Natale – ci sono soggetti che non hanno ragione di continuare a fare questo lavoro”.
Secondo quanto ricostruito, tutto sarebbe partito da un incidente del 5 agosto 2008 tra un ciclomotore e una Fiat Panda, in cui è rimasto ferito un ragazzo. Il caso venne affidato all’avvocato Angelo Balsamo (non ancora sindaco), che avrebbe pagato la signora Francesca Bonsignore per dare una testimonianza ben costruita in anticipo dell’accaduto: l’obiettivo sarebbe stato quello di truffare l’assicurazione a favore del centauro e ricevere un indennizzo attorno ai 30mila euro. Ricevuto l’indennizzo si è però accesa una discussione tra la madre e la zia del centauro, MaryAnn e Angela Casaccio, e l’avvocato, reo, secondo le donne, di aver incassato una cifra smisurata per il suo lavoro.
Discussione che è stata registrata da una terza persona presente e proprio da questa si evince la responsabilità dell’avvocato, il quale avrebbe affermato che senza di lui “non avrebbero ricevuto nessun indennizzo”. L’avvocato avrebbe percepito dalla famiglia settemila euro e novemila dall’assicurazione. Incassi che sarebbero stati registrati attraverso un attento stratagemma da parte dell’avvocato Balsamo, che avrebbe integrato la fattura originale con una fattura “bis”, come se si fosse trattato di un errore. Stratagemma che non è però passato inosservato da parte dei poliziotti, che hanno rilevato un inchiostro diverso rispetto a quello usato nell’originale fattura. Quanto raccontato da Di Natale dà un’immagine di un sistema ben strutturato, che forse coinvolgerebbe altre persone. “Il cd, con la registrazione del dialogo avvenuta nello studio dell’avvocato Balsamo, è stato inviato non ai carabinieri o alla polizia di Licata, cittadina nella quale tutto è avvenuto, ma al commissariato della vicina Palma di Montechiaro”, ha affermato Di Natale, sottolineando che questo passaggio ha dato il via all’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Salvatore Vella. “Lascio a voi – ha detto Di Natale – la possibilità di trarre le vostre deduzioni”.
Intanto, la conferenza dei capigruppo del Consiglio comunale di Licata, riunitasi sotto la direzione del presidente del consiglio Saverio Platamone, ha espresso “fiducia nell’operato della magistratura affinché s’arrivi ad una rapida soluzione della vicenda che riguarda il sindaco Balsamo, nell’interesse della città”, esprimendo “massima solidarietà morale al sindaco”.
*Aggiornamento
Il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, ha sospeso dall’incarico – dopo l’arresto di ieri – il sindaco di Licata, l’ avvocato Angelo Balsamo. Una comunicazione ufficiale è stata inviata anche al consiglio dell’ordine forense per i provvedimenti del caso, da adottare nei confronti del legale. Balsamo è stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, firmata dal gip Stefano Zammuto e richiesta dal sostituto procuratore Salvatore Vella per le ipotesi di reato di falsa testimonianza, truffa e corruzione in atti giudiziari. ”Come si evince dalle intercettazioni – ha spiegato il procuratore capo Renato Di Natale, durante la conferenza stampa in Procura – egli ha truccato le carte a tavolino, creando una falsa testimonianza, pagata 200 euro. Un falso testimone che è andato davanti al giudice ed ha detto di aver visto la dinamica dell’incidente, attribuendo responsabilità all’automobilista. In virtù di ciò, l’assicurazione ha liquidato – ha continuato Di Natale – circa 30 mila euro di risarcimento danni di cui 4 mila per le spese legali. Peccato che per il difensore, questi 4 mila euro fossero pochi e se ne è fatti consegnare altri 7 mila, in contanti, dalla parte”