Colpita da una “malattia certamente o probabilmente insanabile”, la perdita dello stomaco, asportatole a seguito di una diagnosi “totalmente sbagliata” di tumore maligno. La procura di Monza cita a giudizio due chirurghi dell’Irccs Multimedica di Sesto San Giovanni, nel Milanese, considerati responsabili delle condizioni di una 53enne operata il 4 aprile 2016. L’accusa è di lesioni colpose gravissime.
“Ero ridotta a uno scheletro”, è il commento della donna. Dopo la gastrectomia totale non riuscì più ad avere una vita normale e perse 30 chili, spiega il suo legale Francesco Cioppa, che ha citato la Multimedica spa nel dibattimento come responsabile civile.
I due medici, scrive il pm della procura di Monza, hanno “interpretato in maniera completamente errata la Egds (esofago-gastro-duodenoscopia, ndr) e la Tac addominale del 31 marzo 2016” e hanno “formulato un’errata diagnosi di carcinoma gastrico” senza “attendere l’esito delle biopsie eseguite”. Secondo l’accusa, la donna non ne sarebbe stata informata. Il pm aggiunge che i medici non avrebbero spiegato alla paziente “le ragioni della scelta di eseguire un’asportazione totale rispetto alla possibilità di procedere ad una asportazione parziale dell’organo”; inoltre, continua il pm, durante l’intervento non hanno eseguito biopsie per “acquisire ulteriori elementi di valutazione” né rispettato le “linee guida in materia che impongono, ove possibile, di privilegiare un’asportazione parziale”.
“Bastava una terapia farmacologica” per l’ulcera gastrica, è il giudizio dei consulenti della procura, il professore e medico legale Arnaldo Migliorini e il professore e chirurgo Jacques Megevand. Nella relazione medico-legale agli atti dell’inchiesta, i consulenti definiscono l’analisi del caso “estremamente semplice: in sintesi la paziente è stata operata come se fosse affetta da un cancro gastrico che non era documentato, con tutte le conseguenze del caso dovute alla mancanza ormai definitiva dello stomaco”.