Diciotti, migranti ancora a bordo | Porto di Catania militarizzato - Live Sicilia

Diciotti, migranti ancora a bordo | Porto di Catania militarizzato

Sbarco non autorizzato. Il braccio di ferro di Salvini con l'Ue. E lo scontro "silenzioso" Lega-M5s

IL BRACCIO DI FERRO
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CATANIA – Quando scende il sole sull’eterna città del barocco, la nave Diciotti sfiora le 24 ore di ormeggio. A bordo ci sono 177 migranti, salvati cinque giorni fa al largo di Malta, che fanno avanti e indietro sul ponte di coperta. Le sagome degli eritrei si specchiano sulle acque, calmissime, del porto etneo, mentre ai piani alti della politica sono in corso due bracci di ferro: il primo nel governo Conte, tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini, leader della Lega e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, Movimento 5 stelle, dal quale dipendono le Capitanerie di porto.

Un braccio di ferro silenzioso, quello intergovernativo, mentre da Bruxelles non è arrivata ancora alcuna risposta sulla ripartizione dei migranti: per questo, il destino di questa pattuglia di richiedenti asilo è sospeso tra la Lega e il Movimento 5 Stelle, tra Roma e Bruxelles, tra la banchina di pietra lavica del porto di Catania e quel mare dove si specchiano, dal quale sono stati salvati.

PORTO MILITARIZZATO – Mai come in questo caso il porto etneo è stato blindato. Polizia, guardia di finanza e carabinieri hanno gestito gli accessi con numerosi posti di blocco.

LA PROTESTA – Le associazioni antirazziste hanno chiesto l’immediato sbarco dei migranti. “Catania è città di solidarietà e accoglienza e vogliamo che il nostro porto sia immediatamente aperto e che le autorità lascino sbarcare le persone dalla nave Diciotti. Nessuna donna e nessun uomo è illegale. Restiamo umani”. “Da molti giorni – hanno aggiunto – donne, bambini e uomini, fuggiti dalla miseria, dalla guerra e dai lager libici dove hanno subito le violenze dei trafficanti di esseri umani, si trovano sulla nave della Guardia Costiera italiana Diciotti. È inaccettabile la scelta del Governo italiano, e in particolare del ministro dell’Interno Matteo Salvini, di impedire lo sbarco nel territorio italiano di persone stremate e in precarie condizioni di salute. Nessun obiettivo politico del Governo – conclude la nota – può giustificare l’utilizzo di centinaia di vite umane come arma di ricatto, considerate carne da macello, non vite e speranze, ma numeri da distribuire o respingere”. A firmare l’appello sono stati Lila, Femministorie, I Siciliani giovani, Orione, Welcome to Europe, COPE, Restiamo Umani, Rete Antirazzista catanese, Cobas, Catania Bene Comune, Comitato No Muos-No Sigonella, la città felice, Ragna-tela, Sunia Catania, Emergency gruppo territoriale di Catania.

DUE INCHIESTE – Due procure indagano sul soccorso dei migranti e sulle condizioni dei migranti a bordo della nave Diciotti. La Procura di Catania ha aperto un fascicolo ‘atti relativi’, senza reati, sulla notizia, di ieri, dell’approdo di nave Diciotti nel molo di Levante con 177 migranti. Lo hanno firmato il procuratore aggiunto Marisa Scavo e il sostituto Andrea Bonomo. L’inchiesta principale resterà comunque quella aperta dalla Procura di Agrigento, Luigi Patronaggio, sul tentativo di sbarco di un barcone con 190 profughi a Lampedusa, e sugli interrogatori di 13 delle persone arrivate a Porto Empedocle per evacuazione medica e sentite dalla squadra mobile di Agrigento e dalla guardia Costiera. I testimoni avrebbero detto di essere stati soccorsi da un’imbarcazione i cui occupanti hanno detto di essere maltesi, che hanno prima ‘scortato’ il natante verso Lampedusa, quindi, dopo circa 24 ore dall’intervento, avrebbero invertito la rotta abbandonando i migranti, poi recuperati dalla nave della Guardia costiera italiana.

I MEDICI – Nessuna novità su un possibile sbarco a Catania. “L’equipe di Medici Senza Frontiere sono in attesa di prestare i primi aiuti psicologici alle persone soccorse da nave Diciotti della Guardia Costiera italiana e lasciate per giorni in mare. Esortiamo le autorità italiane a concedere rapidamente lo sbarco in modo da poter prestare le cure”. Lo afferma, in un tweet, Medici Senza Frontiere.

L’INTERVENTO – Alla nave Diciotti il Viminale ha concesso solo lo ‘scalo tecnico’ per i rifornimenti, e la motonave continua ad essere sorvegliata dalle forze dell’ordine sul molo di Levante. “O l’Europa inizia a fare sul serio difendendo i suoi confini e ricollocando gli immigrati, oppure inizieremo a riportarli nei porti da dove sono partiti. L’Italia ha già fatto la sua parte, e quando è troppo, è troppo”, ribadisce il ministro leghista. Lo fa quasi di rimando alla Commissione Ue per la Migrazione che, poco prima, aveva fatto sapere che il rebus sulla ripartizione dei profughi e’ aperto e che “i contatti con gli Stati membri sono ancora in corso, siamo al lavoro per trovare una soluzione al più presto”. Per Salvini, l’Ue non rispetta i patti, e sul capitolo migranti “non c’è”. Sui 450 profughi sbarcati a luglio a Pozzallo “solo la Francia – rileva il ministro – ha mantenuto l’impegno, accogliendone 47”. Gli altri Paesi, “zero”. Nel mirino di Salvini c’e’ sempre La Valletta “dopo i racconti di alcuni immigrati che hanno raccontato di essere stati intercettati dai maltesi, e accompagnati verso l’Italia e poi abbandonati. Prima di chiedere lo sbarco dalla Diciotti, – afferma il ministro – forse sarebbe meglio alzare il telefono e chiedere spiegazioni a Bruxelles e agli altri governi europei”. “La mancata autorizzazione allo sbarco, con la conseguente impossibilità di valutare le singole situazioni, appare ancor più critica visto che la maggior parte dei migranti – ha detto Mauro Palma, il Garante delle persone detenute o private della liberta’ – e’ di nazionalità eritrea, e dunque in evidente bisogno di protezione internazionale”. Don Ciotti di Libera e gruppo Abele, con Pax Christi e la Fondazione Migrantes, chiede una mano tesa, subito. “Ben venga la ricerca di accordi vincolanti a livello continentale, ma intanto le persone si soccorrono e si accolgono. È questo il dovere della politica, ma è anche il compito di un popolo che ha dimostrato tante volte la sua vocazione all’ ospitalità”, conclude la nota congiunta.

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