Dieci anni di Nassirya | nel segno della divisione - Live Sicilia

Dieci anni di Nassirya | nel segno della divisione

Chi ricorda.

L'anniversario
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Se è vero che qualunque essere vivente – un paese, un uomo – occupa il suo giusto posto, quando serve bene la memoria di ciò che è accaduto, allora oggi non abbiamo scuse né amnesie possibili. Ricordiamo i morti di Nassirya, nel decennale. Alle 10,40 ora di un posto lontano, le 8.40 in Italia, del 12 novembre 2003 un camion pieno di esplosivo, comandato da un commando suicida, deflagrò davanti alla base italiana dei carabinieri. Morirono in ventotto, così suddivisi nel crudele bilancio, 19 italiani tra carabinieri, militari dell’esercito e civili, e 9 iracheni.  Erano dodici i carabinieri della Msu (Multinational Specialized Unit), uccisi. La stessa sorte toccò cinque militari dell’Esercito, di scorta alla troupe di un regista che si trovava a Nassiriya per girare uno sceneggiato. L’esplosione inghiottì pure due civili lì per il film. Quindi, i nove iracheni. Tra i caduti, sangue siciliano. I giornali si occuparono soprattutto del vice brigadiere (promosso) Domenico Intravaia. Aveva 46 anni.

Fin qui i fatti, che non costituiscono memoria da soli, perché poi occorre una rilettura condivisa, condivisibile o perlomeno nata da un confronto. Non è accaduto. Anche Nassirya, come tutte le occasioni funebri, è diventata la chiave per consumare l’ennesima diaspora. Spuntarono gli striscioni orrendi che inneggiavano al massacro, mentre dalla parte avversa si celebrò una certa retorica del militarismo che non giovò a nessuno, tantomeno alle vittime. I soldati che morirono non erano eroi, nel senso letterario del termine. Erano persone normali, con casa e famiglia, che svolgevano un lavoro difficile con la misura quotidiana degli esempi migliori.

Sarebbe bastato tenere presente questa semplice evidenza per riannodare il filo e riscoprire un elemento umano di cordoglio comune, su cui costruire davvero. Non andò così. Il tweet del premier Letta: (“Oggi la memoria tragica di Nassiriya. Il pensiero per le famiglie dei 19 italiani e 9 iracheni che perirono. La vicinanza alle forze armate”) offre il quadro di ciò che tristemente è, a prescindere dalle intenzioni dell’autore che non ha colpa. Dipinge il paesaggio moscio, di un paese dal ricordo breve, sintetizzabile in pochi caratteri. Una nazione costretta a piangere in silenzio, di nascosto, perché non riesce a distillare le sue lacrime in pace, senza veleni.

L’elenco delle vittime

Carabinieri: Domenico Intravaia: 46 anni, di Monreale, appuntato dei Cc in servizio al comando provinciale di Palermo;  Orazio Majorana: 29 anni, di Catania, carabiniere scelto in servizio nel battaglione Laives-Leifers in provincia di Bolzano; Giuseppe Coletta: 38 anni, originario di Avola (Siracusa) ma da tempo residente a San Vitaliano, in Campania, vicebrigadiere in servizio al comando provinciale di Castello di Cisterna (Napoli); Giovanni Cavallaro, 47 anni, originario di Messina, maresciallo in servizio al comando provinciale di Asti. Alfio Ragazzi: 39 anni, maresciallo dei carabinieri in servizio al Ris di Messina; Ivan Ghitti: 30 anni, milanese, carabiniere di stanza al 13/mo Reggimento Gorizia.  Daniele Ghione:, 30 anni, di Finale Ligure (Savona), maresciallo dei carabinieri in servizio nella compagnia Gorizia; Enzo Fregosi: 56 anni, ex comandante dei Nas di Livorno; Alfonso Trincone: 44 anni,  originario di Pozzuoli (Napoli); Massimiliano Bruno: maresciallo dei carabinieri di origine bolognese; Andrea Filippa: 33 anni, torinese; Filippo Merlino: 40 anni, originario di Sant’ Arcangelo (Potenza), sposato.

Esercito: Massimo Ficuciello, militare; Silvio Olla, 32 anni, Isola di Sant’ Antioco (Cagliari), sottufficiale della Brigata Sassari; Emanuele Ferraro, militare dell’ Esercito; Alessandro Carrisi, militare dell’ Esercito.

Civili: Stefano Rolla, regista cinematografico, produttore della “Gabbiano Film”; Marco Beci, 43 anni, operatore nella cooperazione internazionale, originario di Pergola, nelle Marche;

Degli iracheni non si conoscono i nomi.


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