Le "dipendenze": soluzioni temporanee e perdita del controllo

Le “dipendenze”: soluzioni temporanee che fanno perdere il controllo

Abitudini errate per "stordirsi" dalla sofferenza emotiva
IL PARERE DELLA PSICOLOGA
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4 min di lettura

Tutte le forme di dipendenza possono essere viste come un tentativo per “tenere sotto controllo certe emozioni spiacevoli” che non si riescono a gestire in altro modo, allo scopo di placare la sofferenza emotiva che esse generano, ed incrementare sensazioni positive di piacere date dall’uso di certe sostanze o dalla messa in atto di certi comportamenti.

La forte relazione tra situazioni di disagio emotivo e comportamenti di dipendenza si esplica con la “possibilità di fuga” che questi ultimi rappresentano in una realtà vissuta come insopportabile ed angosciosa.

La dipendenza diviene pertanto espressione di un disagio profondo, e risulta associata all’incapacità di tollerare il dolore mentale; nasce in situazioni e contesti ritenuti problematici da cui si cerca una “via d’uscita”, e forte è il “senso di evasione” che permette di raggiungere e provare.

La dipendenza come “auto-cura”

I comportamenti di dipendenza, nell’ottica appena descritta, possono essere dunque considerati come un tentativo di “autoterapia” (L. Cancrini).

Si ricorre alle sostanze o alla messa in atto di determinati comportamenti per “auto-medicarsi”, nel tentativo di alleviare la propria sofferenza e sentirsi meglio. Il soggetto viene cosí sollevato da sentimenti penosi, e lo stato di malessere risulta temporaneamente attenuato.

Poiché questa autoterapia funziona, l’effetto della sostanza o di un dato comportamento è così appagante da far passare gli altri problemi in secondo piano, ed il soggetto non è disponibile ad altre forme di intervento risolutive; questo rende ancora piú difficile l’intrapresa di un eventuale percorso di cura.

Una soluzione apparente ed illusoria

Purtroppo però le brutte sensazioni vengono alleviate solo per un breve periodo. Finiti gli effetti positivi, infatti, il rovescio della medaglia è rappresentato dal cosidetto stato di “down”, ogni volta sempre piú intenso.

Il soggetto può sentirsi molto depresso e apatico, sperimentare un forte senso di colpa, disturbi dell’umore, stati di nervosismo, irritabilità e crisi di ansia, oltre al “desiderio compulsivo” di rimettere in atto il comportamento di dipendenza per alleviare il malessere provato e ricreare gli stessi effetti positivi di partenza (craving).

In questo vortice emotivo che lascia sempre piú esausti, si diventa cosí “tolleranti” alla sostanza o al comportamento, ritrovandosi imbrigliati nel pericoloso “ciclo della dipendenza”.

Le Nuove dipendenze

Nell’ultimo decennio il concetto di dipendenza ha subito una dilatazione notevole: mentre in un primo momento si riferiva esclusivamente al consumo di “sostanze” quali fumo, alcol e droga, l’attuale spettro delle dipendenze include un gruppo multiforme di disturbi in cui l’oggetto della dipendenza non è una sostanza.

Bensí un “comportamento lecito e socialmente accettato”, che viene reiterato compulsivamente diventando ricerca patologica di piacere e gratificazioni a livello psichico, a dispetto della consapevolezza delle conseguenze negative che ciò comporta.

Tra le cosiddette “new addictions” rientrano il gioco d’azzardo patologico (anche virtuale), la sempre piú diffusa dipendenza da cellulari e da Internet, lo shopping compulsivo, la dipendenza da sesso, da sport, da lavoro… tutte condotte che assumono una centralità assoluta nell’esistenza dell’individuo, delle quali non può più fare a meno, e alle quali non può rinunciare senza sperimentare notevole disagio.

Purtroppo nel caso delle dipendenze comportamentali risulta difficile comprendere il reale livello di problematicità, in quanto proprio l’“accettazione sociale” di certi comportamenti, percepiti per lo più come ludici e di intrattenimento, rischia di promuovere e mascherare certe situazioni che sono però “solo apparentemente” nella norma.

Non più semplice svago

Certi comportamenti sono quindi da definire “problematici” nel momento in cui, da semplici e comuni abitudini, diventano incontrollabili ed irrinunciabili, e la loro pervasività comporta compromissioni in tutte le aree di vita del soggetto (familiare, scolastico/lavorativa, sociale)

Risulta pertanto molto importante divenire consapevoli del fatto che, ad un certo punto, si potrebbe verificare un “viraggio” da un comportamento sociale di svago ad un “comportamento problematico di interesse clinico”.

Questo si verifica quando il tempo dedicato a quel determinato comportamento ed il coinvolgimento emotivo che lo riguarda sfuggono al controllo della persona, e la condotta in oggetto assume un “carattere compulsivo” tanto da diventare, appunto, una vera e propria dipendenza patologica.

Dipendenze ed Adolescenza

L’attuale larga diffusione di certe sostanze (come, ad es. il crack, di cui in questi ultimi anni si sta vivendo una “nuova epidemia”, al pari di quella degli anni ’80) o di certe dipendenze comportamentali (prime fra tutte quelle legate ai dispositivi tecnologici e alla Rete) e gli effetti da esse provocate, vengono incontro al disagio che sempre piú adolescenti e giovani incontrano nel loro percorso evolutivo.

Questo poiché l’adolescenza, oltre ad essere caratterizzata da tutta una serie di cambiamenti a livello fisico e psicologico che possono mettere in crisi il soggetto che le sperimenta, è anche una fase dello sviluppo in cui si intensifca soprattutto il “bisogno di esplorare propri limiti”, mettendosi alla prova.

Vi è pertanto una maggiore tendenza a sperimentare “attività rischiose”, tra cui anche quelle che possono provocare dipendenza.

Un’adeguata gestione delle emozioni negative

É chiaro come nei casi di dipendenza patologica siano necessari dei percorsi terapeutici che si basino principalmente sull’ascolto del soggetto e del suo disagio, per poter permettere una riflessione su eventuali momenti di difficoltà che si stanno attraversando, su cosa si sta cercando di “stordire” e da cosa si sta tentando di “scappare”.

Con l’obiettivo di riacquisire gradatamente un maggior controllo sul comportamento compulsivo, e trovare soluzioni alternative meno nocive di fronte alle emozioni negative.

[La dottoressa Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), in formazione presso Scuola di Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]


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