Direzione Pd, i siciliani divisi |Ecco chi apre al Movimento 5 Stelle - Live Sicilia

Direzione Pd, i siciliani divisi |Ecco chi apre al Movimento 5 Stelle

Contrari i renziani e il segretario Raciti. Per il sì al confronto Orlando, Lupo, Lumia e Cracolici.

Il dibattito nel partito
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PALERMO – L’appuntamento è per il 3 maggio, quando la direzione nazionale del Pd si riunirà per affrontare la questione del possibile confronto con il Movimento 5 Stelle per dar vita a un nuovo governo. Il partito è diviso sul tema e le diverse posizioni delle correnti si rispecchiano anche tra i componenti siciliani della direzione. Si va da quelli che tifano per l’intesa, in pole position la corrente di Michele Emiliano che schiera in direzione Beppe Lumia, ai possibilisti come le aree di Orlando, Martina e Franceschini, ai contrari senza se e senza ma, cioè i renziani.

Fausto Raciti, segretario regionale ed esponente della corrente di Matteo Orfini, il più vicino alleato interno di Renzi, è tra quelli che di alleanze con i grillini non vogliono proprio saperne “Essendo i 5 Stelle un partito con la forma dell’acqua non mi preoccupa il tema del programma, ma la compatibilità democratica – dice Raciti -. Noi abbiamo due idee di repubblica di democrazia completamente diverse, io mio faccio moltissime domande prima di aprire loro le porte di Palazzo Chigi col nostro voto. Io credo che alla libertà di mandato dei deputati, loro hanno fatto firmare un documento ai deputati per cui decide Di Maio per tutti. Io sono convinto che dobbiamo estirpare l’elemento plebiscitario dalle leggi elettorali, loro pensano che col 30 per cento hanno il diritto di governare. Non è che se in Francia la Le Pen prende il 30 per cento gli altri partiti pur di fare un governo vanno a parlarci”.

Davide Faraone, l’uomo più vicino a Renzi, è stato tranchant in questi giorni, pronunciandosi più volte contro ogni ipotesi di accordo con i pentastellati: “Il Pd non farà lo scendiletto di Di Maio. A differenza del M5S, il programma che abbiamo presentato agli italiani non cambia, è determinante ed è alternativo alla prima, alla seconda e alle versioni successive che il M5S presenterà”. Questo uno dei tweet del colonnello renziano. In direzione nazionale tra i renziani c’è anche il sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo. Anche lui di patti coi grillini non vole saperne. “Non vedo la compatibilità programmatica e noi rischieremmo di diventare l’alibi del Movimento 5 Stelle che non riuscirà a realizzare le sue promesse irrealizzabili e poi sarà colpa nostra. Negli anni abbiamo preso solo calci, credo che sia meglio fare un’opposizione coerente e corretta”.

L’area che da subito ha spinto per un patto post voto con i 5 Stelle è quella di Michele Emiliano. Che ha in direzione nazionale l’ex senatore Beppe Lumia. “Prima di fare fuoco di sbarramento contro l’ipotesi Pd-M5S bisogna confrontarsi – dice lui -. Il confronto serrato sui temi utili al Paese – aggiunge – è la bussola su cui orientare la futura decisione. Solo dopo il dialogo, solo dopo una verifica anche interna in Direzione o in Assemblea si possono assumere decisioni di tale portata, compresa quella se stare all’opposizione o meno”. No ai pregiudizi, insiste l’ex senatore: “Io sono per un accordo, rifiutare il dialogo e il confronto a priori è un errore. Se poi non ci sono le condizioni l’opposizione diventa una scelta, non un pregiudizio. Se guardiamo ai temi notiamo che ci possono essere delle convergenze, se il criterio direttivo è il bene del Paese le convergenze sono più forti delle divergenze. È una sfida, non è un accordo subalterno”.

Chi si è iscritto alla linea del confronto è il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, new entry nel Pd ma membro di diritto della direzione in quanto sindaco di città metropolitana. Orlando parte dall’allontanamento del centrodestra italiano dal popolarismo europeo e osserva la sua “assoluta sintonia politica e culturale con i movimenti dell’estremismo xenofobo e nazionalista. Di fronte a questo quadro politico preoccupante, il Pd ha paradossalmente una opportunità: tornare al buon vecchio ‘prima i programmi e poi le persone’. Ha questa possibilità, accettando un confronto aperto con il Movimento 5 Stelle, che ha la legittimazione popolare per voler governare ma che deve dimostrare di volerlo fare in modo costruttivo”.

Tra i possibilisti in direzione viene contata dai retroscena dei giornali nazionali anche Anna Finocchiaro. Per il dialogo, ma con prudenza, si esprime Giuseppe Berretta: “Mi ritrovo perfettamente sulla linea di Martina – dice il politico catanese -, sono convinto che si debba fare un ragionamento al nostro interno e arrivare uniti a una discussione di merito. Ma certo dobbiamo farlo con la prudenza necessaria dettata dalla distanza che c’è tra noi e i 5 Stelle, che è notevole, ma che potrebbe essere abbreviata in un ragionamento programmatico. Non lo vedo come un percorso né semplice né scontato”. La distanza è innegabile: “È una distanza politica, programmatica, ideale che si è tradotta in uno scontro molto aspro negli ultimi anni – osserva Berretta -. Vedo ad esempio le distanze che si sono manifestate sui temi della giustizia, l’approccio equilibrato e garantista del Pd e quello giustizialista del Movimento 5 Stelle. Poi, c’è una situazione di stallo nel Paese e il rischio di una nuova campagna che può portare a esiti analoghi, sono convinto che il presidente Mattarella si attiverà per evitare ulteriori passaggi a vuoto”.

Concetta Raia, membro della direzione nazionale in quota Andrea Orlando, è per andare a vedere: “Intanto, la campagna elettorale è finita. Quello che si dice in campagna elettorale è importante ma poi c’è un percorso che bisogna iniziare. Il quadro dell’elezione del 4 marzo dice che due partiti sono i più votati, 5 Stelle e Lega e non puoi tenere conto di questo. Noi siamo un Parlamento che elegge i governo in Aula e non nelle tornate elettorali. Quindi io sono dell’avviso che bisogna vedere il gioco di questi pentastellati, indicare noi un percorso di programma sui nostri punti e su questo aprire un confronto. Quest’Aventino non serve a nulla”.

Pure Antonello Cracolici sostiene che un no a priori non sia condivisibile. “Io sono per andare a vedere, per aprire un confronto e e vedere che tipo di condizioni esistono – dice il deputato regionale membro della direzione nazionale -. O il governo proviamo a farlo nascere noi o lo subiremo da altri. Certo, sapendo bene che sarà un passaggio complesso. Chi ha dichiarato di aver vinto si rende conto che è stata una vittoria di Pirro. Non si vincono le elezioni senza essere nelle condizioni di fare un governo. Mi pare che il dato politico sia che il centrodestra e i 5 Stelle non sono stati nelle condizioni di fare un’alleanza. O noi favoriamo un governo del centrodestra e dei 5 Stelle o dobbiamo andare alle elezioni. Io preferisco che nasca un governo con la centralità del 5 Stelle e non della Lega. Mi auguro che nessuno di noi pensi a un governo con il centrodestra”.

E se il riferimento del pezzo del partito che vuole ragionare sulla possibilità di un’intesa a livello nazionale è Dario Franceschini, leader di Areadem, il suo riferimento siciliano Giuseppe Lupo si muove in sintonia: “Sono per verificare se ci sono le condizioni di un confronto – dice il capogruppo all’Ars del Pd -. Le priorità sono il Sud, la lotta alla povertà, lo sviluppo produttivo, il lavoro, la legalità. Anche per potere motivare un no è necessario prima verificare se ci sono le condizioni per potere esplicitare le ragioni della scelta del nostro partito ai nostri elettori anteponendo il bene del Paese a quello dei singoli partiti”.

Altro siciliano in direzione Peppe Provenzano, che qualche settimana fa ha tentato di dare uno scossone al partito con l’iniziativa “Sinistra anno zero”: “Ascolterò cosa ha da proporre Martina, penso che la cosa più importante da capire è cosa deve essere il Pd. La discussione rischia di essere dilaniante. Noi non sappiamo chi siamo e on lo sappiamo perché on abbiamo discusso delle ragioni per cui abbiamo perso sia il 4 dicembre sia il 4 marzo”.


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