Dirigenti, la Corte dei Conti:| troppe rotazioni ed esterni - Live Sicilia

Dirigenti, la Corte dei Conti:| troppe rotazioni ed esterni

Secondo i giudici contabili gli eccessivi cambi ai vertici dei dipartimenti (anche quelli del governo Crocetta) hanno danneggiato l'amministrazione. Forti critiche anche per i direttori provenienti dall'esterno (ecco quanto guadagnano) e su alcune norme del contratto dei Regionali: "La clausola di salvaguardia va abolita"

 

il rendiconto 2012
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PALERMO – “Troppe rotazioni, troppi esterni, spesa troppo alta”. La Corte dei conti spara cannonate sulla “casta” dei dirigenti della Regione siciliana. E sui politici che l’hanno guidata finora. Lo fa attraverso poche ma illuminanti pagine del rendiconto per l’esercizio finanziario dell’anno 2012. E la “tirata di orecchi” è un po’ per tutti. Per i governi passati, per quello attuale, e per gli stessi dirigenti, destinatari, secondo quanto emerge da quelle pagine, di troppi e incomprensibili privilegi.

Secondo i giudici contabili, gli eccessivi turnover al vertice dei dipartimenti, soprattutto a cavallo tra le due ultime legislature, ha causato numerosi problemi all’amministrazione regione. “Nel corso del 2012 e nei primi mesi del 2013 – si legge nel rendiconto – si sono verificati numerosi avvicendamenti tra i titolari delle strutture di massima dimensione, anche in dipendenza dell’insediamento della nuova giunta regionale. I frequenti interventi sui titolari degli organi di vertice intervenuti dal 2009 ad oggi, – prosegue la Corte – accompagnati dall’ingresso nell’amministrazione di un consistente numero di soggetti esterni alla struttura regionale (ultimamente in via di contenimento), hanno avuto delle ripercussioni negative sulla funzionalità degli uffici regionali”. E la Corte indica in particolare un aspetto dell’azione amministrativa “danneggiato” dalle eccessive rotazioni: “L’azione dell’amministrazione si è infatti mantenuta discontinua con gravi ripercussioni – spiegano i togati – soprattutto sulla spesa afferente le risorse comunitarie e nazionali, criticità questa che nel 2012 si è ulteriormente aggravata suscitando allarme sia presso il governo centrale sia in ambito comunitario”.

E la Corte fa riferimento, in quel passaggio, all’utilizzo dei cosiddetti “esterni”. Un utilizzo che doveva essere – stando a un parere dell’Ufficio legislativo e legale del 2011 – disciplinato da apposite norme regionali. “Sul punto, l’amministrazione regionale, – scrive però la Corte – non ha reso noto se sia stata o meno disciplinata la procedura del conferimento degli incarichi dirigenziali a soggetti esterni”. Insomma, il conferimento di questi incarichi, che – stando alla legge Brunetta – dovrebbe comunque seguire dei passaggi obbligati, primo fra tutti la verifica delle risorse interne alla Regione, non è mai stato, scrive la Corte “procedimentalizzato”. E così, anche il numero di soggetti esterni consentiti rimane, oggi, più alto di quanto stabilito dalle norme nazionali: “Un altro intervento necessario – scrive infatti la Corte – consiste nel riportare entro i più ristretti limiti previsti dalla normativa nazionale la possibilità di ricorrere a professionalità esterne all’Amministrazione regionale”. Per intenderci, mentre a livello nazionale la percentuali di “esterni” consentita oscilla tra l’8 e il 10%, la normativa regionale prevede un tetto del 30%. Un numero esagerato, anche per la Corte dei conti, che anzi, nel rendiconto afferma: “A fronte di oltre 1.800 dirigenti di ruolo, è poco plausibile ritenere che non siano già disponibili idonee professionalità all’interno della Regione”. Insomma, che motivo c’è di chiamare nuovi esterni?

Esterni che – tra l’altro – costano pure parecchio alla Regione. “La mancata valorizzazione delle risorse interne – si legge sempre nel rendiconto – è in definitiva la causa dei costi sostenuti per retribuire i dirigenti esterni, per i cui emolumenti, come già evidenziato nel paragrafo precedente, è previsto un tetto massimo il cui importo è di gran lunga superiore alla retribuzione massima dei dirigenti generali interni”. Ma quanto costano i dirigenti della Regione? Intanto partiamo dal numero. Stando ai calcoli della Corte dei Conti, i dirigenti di ruolo sono 1.832. La spesa totale per gli stipendi di questi dirigenti è di oltre 144 milioni. In media, quasi 80 mila euro lordi per ogni dirigente. Ma questa “media” non deve ingannare. Esistono dirigenti e dirigenti. Un altro calcolo, infatti, svela l’altra verità. Solo per i dirigenti generali (quelli, per intenderci, coinvolti dalle “dannose” rotazioni volute dai governi regionali) l’amministrazione spende qualcosa come 5,1 milioni annui. Ed essendo 27 questi capi dipartimento (o almeno, tante sono le postazioni a disposizione), la spesa media per ciascuno di loro è pari a 189 mila euro l’anno. Uno “stipendione” insomma.

E la Corte dei Conti fa notare come, negli ultimi anni, a fronte di una spesa “complessiva” in diminuzione, in realtà le retribuzioni medie dei dirigenti siano aumentate. “Il motivo di tale crescita – scrivono i giudici contabili – potrebbe porsi in relazione con la maggiore presenza nel 2011 e nel 2012, rispetto al 2009, di dirigenti esterni all’Amministrazione regionale posti a capo delle strutture di vertice.

Infatti, mentre gli emolumenti spettanti ai dirigenti generali interni all’Amministrazione regionale sono quelli previsti dal contratto collettivo regionale di lavoro del personale dirigenziale17, quelli attribuiti ai dirigenti a contratto della Regione sono invece oggetto di libera determinazione all’interno di un limite massimo, pari a 250.000 euro”. A dire il vero, di dirigenti generali esterni ne sono rimasti “appena” tre. Ma di tutto rispetto. Patrizia Monterosso, capo della burocrazia regionale, stando al sito ufficiale della Regione, riceve un compenso lordo annuo lordo di circa 178 mila euro. Più “corposo” lo stipendio di un altro esterno, il dirigente generale dell’Ufficio legislativo e legale Romeo Palma. Per lui, infatti, ecco una retribuzione complessiva lorda di quasi 220 mila euro annui. Di Marco Lupo, il terzo esterno, a capo del dipartimento “Acque e rifiuti”, invece, non è dato sapere il compenso. Sul sito ufficiale, nonostante le tante norme sulla trasparenza (con tanto di sezione del sito interamente dedicata), del dirigente si può reperire solo il curriculum.

Ma la crescita delle retribuzioni medie dei dirigenti, secondo la Corte riguarda anche i “dirigenti semplici”, cioè chi guida le Aree e i Servizi. E in questo caso, i giudici si scagliano contro una delle norme contenuta nel Contratto collettivo dei dirigenti regionali: la cosiddetta clausola di salvaguardia. Una norma che – per semplificare – obbliga l’amministrazione che ha deciso di sollevare un dirigente da un incarico, di conferire a quello stesso dirigente un incarico equivalente dal punto di vista della retribuzione. Una norma incomprensibile, secondo la Corte dei Conti: “L’applicazione di tale clausola – scrive la Corte – impedisce al percorso di riorganizzazione intrapreso dalla Regione di conseguire le auspicate economie nella componente della retribuzione dei dirigenti”. Nel frattempo, nel resto d’Italia già un decreto legge del 2010 ha vietato la presenza di clausole simili. A dire il vero, l’ultimo governo ci aveva anche provato, inserendo l’abolizione della clausola di salvaguardia già nell’ultima Finanziaria. Ma l’Ars ha bocciato la norma. “E’ inutile che raccontiamo bugie – ha spiegato il presidente della Regione Rosario Crocetta – ogni dirigente è legato a questa o a quell’area politica. Per cui, durante la finanziaria, i deputati hanno subito il ‘pressing’ dei loro dirigenti. E infatti, la norma non è passata”. Ma la Regione dovrà riprovarci. Almeno stando alle indicazioni della Corte dei conti: “La Corte – si legge nel rendiconto – torna ad esprimere il proprio avviso in direzione della pronta soppressione di tale strumento di salvaguardia con allineamento alla normativa statale”. Come dire, cari dirigenti, basta con questo sicilianissimo privilegio.


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