Il conto alla rovescia è scattato, pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale il decreto di indizione dei comizi elettorali. Chiunque decida di candidarsi per un posto all’Ars ha dieci giorni per “sanare” la propria posizione. Insieme al decreto, in gazzetta, è stato pubblicato il dettaglio del numero dei seggi dell’Assemblea regionale spettante ad ogni collegio provinciale. Calcolati in base al numero degli abitanti, le province ad avere più saggi saranno: Palermo, 20 seggi, Catania, 17, e Messina con 11 seggi. Seguono Agrigento e Trapani con 7 seggi, Siracusa con 6, Ragusa con 5 seggi, Caltanissetta ed Enna, rispettivamente con 4 e 3 seggi.
In ogni caso, se al commissario dello Stato Carmelo Aronica, o a Patrizia Monterosso, da poco nominata segretario generale della presidenza della Regione, infatti, venisse in mente di candidarsi alle prossime sfide elettorali, l’ostacolo sarebbe insormontabile. Un ostacolo costituito da tre leggi e un decreto regionale: sono le norme che stabiliscono quali sono le figure dell’amministrazione pubblica regionale, comunale e provinciale, dell’imprenditoria e delle forze dell’ordine che alle elezioni proprio non possono correre.
La legge parla chiaro. Il principio di ineleggibilità è valido per gli assessori comunali e provinciali, per i sindaci di comuni con più di ventimila abitanti, per i presidenti delle Province e per tutti i dirigenti generali della Regione. Sarebbero esclusi, inoltre, tutti i componenti dei consigli d’amministrazione delle aziende partecipate e degli enti della Regione. E ancora i segretari particolari dei ministri, degli assessori regionali e del presidente della Regione.
Persino più dure le regole nel mondo della sanità. La legge, infatti, prevede l’esclusione di tutti i direttori e dei dirigenti amministrativi delle Asp e dei rappresentanti di strutture convenzionate con la Regione, tra cui, per esempio, le cliniche private e le case di cura. Nel mondo dell’imprenditoria sono ineleggibili tutti i dirigenti, i rappresentanti legali e amministrativi di tutte quelle società vincolate alla Regione che si sono aggiudicate bandi o appalti pubblici, compresi i consulenti legali e amministrativi che collaborano con queste imprese. Le stesse regole valgono anche per i presidenti dei comitati provinciali e regionali dell’Inps. Nell’elenco non mancano le cariche militari e delle forze dell’ordine. Le tre leggi, infatti, rendono ineleggibili gli ufficiali, i generali, gli ammiragli e il capo della polizia. La stessa esclusione vale anche per i diplomatici.
Strada sbarrata? Forse no. La legge, infatti, dà una via d’uscita: l’ineleggibilità decadrebbe se gli aspiranti politici si dimettessero ufficialmente entro dieci giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto che indice le elezioni. Il conto alla rovescia comincerà dunque domattina, quando in Gazzetta ufficiale sarà pubblicata l’indizione dei comizi elettorali. Ormai c’è una sola strada: le dimissioni. O la rinuncia alle velleità politiche.