PALERMO – I cento milioni di Crocetta per i disabili ballano già parecchio. L’emendamento col quale il governo si è impegnato a rimpinguare i fondi per l’assistenza, è al momento al vaglio degli uffici della Commissione bilancio. E i dubbi non mancano. Quella del presidente della Regione è solo una delle oltre 800 proposte di modifica alla legge di stabilità che i tecnici stanno provando a ridurre al minimo, in vista dell’avvio dell’esame, rinviato a domani pomeriggio.
Dove Crocetta avrebbe individuato quindi quei soldi? I cento milioni sono per più della metà, reperiti dall’Irfis, la “quasi banca” della Regione, alla quale, quindi, il governo toglierà una bella fetta di fondi che potevano trasformarsi in credito a privati e imprese. Circa 51 milioni, stando all’emendamento del governo, dovrebbero quindi giungere da lì.
Altri 25 milioni di euro invece dovrebbero saltare fuori dagli introiti legati alle tasse automobilistiche. Restano a quel punto circa 24 milioni. Quattro di questi verranno trovati grazie a una riduzione dei finanziamenti previsti per Riscossione Sicilia. Una idea che ovviamente ha spiazzato anche qualche deputato regionale: prima vengono chiesti 120 milioni in tre anni, poi si decide di tagliare quattro milioni, qual è la somma di cui necessita davvero la società?
Ma i dubbi maggiori sono su un’altra posta. Sui restanti venti milioni di euro che sarebbero frutto, stando al testo depositato da Crocetta, di “risorse derivanti dai processi di riforma relativi alle modalità di attribuzione alla Regione delle entrate spettanti e dal conseguente adeguamento delle stime in entrata tenendo conto del tasso di incremento del Pil previsto nel Documento di programmazione economico nazionale”. Per provare a tradurre: la scelta del governo Gentiloni di prevedere un Pil un po’ più alto rispetto alle stime precedenti, dovrebbe tradursi anche in un aumento di Iva, che gioverebbe anche alla Sicilia, in virtù dell’accordo tra Stato e Regione sulle prerogative dello Statuto. Ma proprio su questo punto, dicevamo, i dubbi sono tanti. Domani si vedrà.
A la seduta d’Aula potrebbe riservare qualche sorpresa. A Palazzo dei Normanni sono ancora tanti i deputati che spingono per discutere, oltre alla manovra, anche il “collegato”, che il presidente Ardizzone aveva “separato” dalla Finanziaria: “Se ne parlerà dopo il 30 aprile”. Un testo che prevede tante e differenti norme, da quelle sugli affitti d’oro alla Regione, passando per gli articoli che prevedevano l’utilizzo del personale della Formazione presente nell’albo. E poi, le tanto discusse “soppressioni”, quelle dell’Aran Sicilia e di Riscossione Sicilia. Oltre ad altri articoli sui quali diversi parlamentari hanno piazzato la propria “bandierina”. E anche oggi molto di loro incalzavano: se non viene discusso il collegato, a rischio anche l’approvazione della legge di stabilità. E così, domani ecco il possibile compromesso: il collegato potrebbe essere incardinato. Fornendo così un’assicurazione sul fatto che verrà esaminato. Ma tra i termini per la presentazione degli emendamenti e la discussione, tutto dovrebbe slittare in effetti dopo il 30 aprile. Ma non molto distante da quella data.