Disagi, 'scandali' e rimozioni: i tanti problemi della Sanità siciliana

Disagi, ‘scandali’ e rimozioni: i tanti problemi della Sanità siciliana

Dai disservizi al 'caso Farinella'. Ritratto di un mondo in crisi.
LE COSE CHE NON VANNO
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Rassegnata, confusa e infelice. Pensate che questi tre aggettivi siano esagerati per descrivere lo stato della Sanità in Sicilia, considerando i problemi che la affliggono? Vediamo qualche esempio, sapendo che c’è tanto coraggio e tanta abnegazione nelle fisionomie di chi opera sul campo.

L’attesa al Cup

Primo esempio. Cup dell’Asp palermitana di via La Loggia, una mattina qualunque. Piove. Molti utenti sono andati via, altri placidamente aspettano. Che è successo? La linea è saltata (e non sarebbe la prima volta, dicono i presenti), gli sportelli (nella foto) sono offline. Qualche metro più in là, un uomo cerca la farmacia. Non sembra che ci siano indicazioni disponibili. La figura che si aggira nei viali chiede, invano. Forse è ancora lì, impegnata nel suo reiterato esercizio di non ritrovamento. Qua e là serpeggia il malcontento: c’è una fila quasi per ogni ingresso. Per fortuna, il personale è comprensivo ed esistono centri di eccellenza medica.

Tuttavia, pochi – si percepisce dalle chiacchiere – credono davvero di potere rintracciare un sistema funzionante, a prescindere dal fatto che funzioni davvero o non. Tutti sono abituati all’incombente disagio. Che sia un disservizio o una fatalità, la sfiducia è evidente, a torto o a ragione. Come la rassegnazione, moltiplicabile in numerosi ambiti (è appena il caso di precisarlo: chi compie atti di violenza in ospedale o altrove, si pone nei panni di un delinquente e va trattato con la massima durezza, perché non esistono alibi di sorta all’inciviltà e al male).

L’inchiesta sul dipartimento

Secondo esempio. Le cronache stanno riportando l’intricata vicenda del dipartimento ‘Jean Monnet’, che lambisce, oggettivamente, la nostra Sanità. C’è una inchiesta della Procura (qui tutta la storia) sulle lauree ‘carta straccia’, come abbiamo scritto. Tra i corsi dell’offerta formativa in ambito sanitario i più costosi erano quelli delle scuole di specializzazione per laureati in medicina, odontoiatria, fisiatria e veterinaria: 26 mila euro all’anno. Lezioni e teoria online, pratica “in strutture convenzionate in Italia”, recitava il sito. In Sicilia, figurano gli ospedali Civico e Buccheri La Ferla di Palermo (che in questi giorni hanno sospeso i tirocini dei giovani provenienti dal Jean Monnet), il Giglio di Cefalù, il Cannizzaro di Catania, le Asp di Palermo, Caltanissetta, Agrigento e Trapani, e una serie di cliniche private. In attesa dell’epilogo dei necessari accertamenti, con le notizie delle ricostruzioni giornalistiche in divenire, possiamo scrivere che si intravvede, almeno, una certa confusione?

La stessa che, su un piano completamente diverso, ma nel medesimo contesto, ha contraddistinto le destinazioni degli aspiranti manager. Il rimpallo tra governo e Ars, per approfondimenti, in omaggio alla trasparenza, ha il retrogusto di fibrillazioni che appaiono suggerite, piuttosto, dall’appartenenza.

L’Ospedale dei Bambini e il caso Farinella

Andiamo al terzo esempio. Un presunto caso di malasanità, all’Ospedale dei Bambini di Palermo, ha portato al trasferimento della dottoressa Desirèe Farinella, responsabile medico di presidio. Senza entrare nel merito della decisione presa da chi di competenza (c’è una diffida e verrà vagliata, verosimilmente, da un giudice) si possono rammentare alcune semplici circostanze. La dottoressa Farinella è una professionista molto apprezzata, per competenza e umanità, sia fuori che dentro il nosocomio. Non a caso, nell’ambiente, si coglie un profondo malcontento.

Il dottore Giorgio Trizzino, nome di peso nelle questioni di salute intrecciate alla buona politica, sul suo profilo Facebook, ha parlato di “giustizia sommaria”. Tanti si sono accodati. Infelice è l’universo operoso legato al ‘Di Cristina’, colpito dalle polemiche, nonostante le sue benemerenze. Infelice – immaginiamo – sarà la dottoressa coinvolta. Non felice, secondo diversi giudizi a caldo, potrebbe essere stato un provvedimento che, forse, avrebbe avuto bisogno di un maggiore tempo di riflessione. Ecco qualche caso di cronaca, in un vasto campionario, che non rende surreale l’impressione di infelicità, confusione e rassegnazione a proposito di certi e diffusi aspetti della nostra sanità. Ognuno potrà costruirsi un’idea. Senza mai dimenticare il coraggio e la professionalità di chi vive sul campo e cerca di andare avanti. Malgrado tutto.


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