Onorevole Davide Faraone (Italia Viva), ha visto le nuove nomine della sanità siciliana? Che ne pensa?
“Com’è che ha detto il presidente Schifani? Un balletto inqualificabile. La penso esattamente come lui, il problema è che il primo responsabile di questo mercimonio sulla sanità è lui, non può tirarsi fuori”.
La definizione è stata quella…
“Un balletto sulle spalle dei siciliani che hanno diritto a curarsi con una sanità che funziona, senza lottizzazioni, con il personale sanitario che non passa il suo tempo nelle segreterie degli assessori o dei deputati per cercare una raccomandazione, ma in corsia, ad occuparsi della salute dei cittadini”.
Il presidente Schifani ha avvertito più volte: chi non opera bene andrà a casa.
“Allora non si capisce perché molti dei vecchi manager che dovevano essere accompagnati alla porta sono stati confermati visto che la nostra sanità è un disastro. E poi non se ne può uscire così, non deve andare a casa solo chi non opera bene, deve andare a casa anche chi di quelle nomine è responsabile, il presidente della Regione, cioè”.
Lei aveva già denunciato la possibile ingerenza della politica nelle nomine. L’abbiamo cercata proprio per sapere se conferma. E immaginiamo…
“Avevo ragione io. Lo ha ammesso, appunto, lo stesso Schifani, anzi, visto che è in vena di ammissioni, faccia il nome del manager che avrebbe raccolto le indicazioni da parte di un partito e dica anche di quale partito si tratta, altrimenti è colpevolmente omertoso. E non ho finito”.
Prego.
“Ci dica poi se le ricostruzioni fatte dai giornali sulle appartenenze politiche dei direttori sono veritiere oppure no. Abbia coraggio e denunci, faccia i nomi, indichi i responsabili del balletto, altrimenti è il primo ballerino. Io intanto ho chiesto al ministro della Salute, Orazio Schillaci di mandare un commissario in Sicilia”.
Totò Cuffaro, segretario della Dc, sostiene, invece, che non è strano che la politica c’entri, quando non lottizza e si limita a consigliare per il meglio.
“Non c’è alcun consiglio, siamo alla più becera lottizzazione, si parte con i manager, si prosegue con i direttori amministrativi, si continua con i concorsi per primari, con le gare e gli appalti, con le raccomandazioni anche per avere prima una visita o un posto letto e la sanità diventa uno dei luoghi principali in cui costruire clientele e affari”.
Lei usa i toni durissimi della denuncia.
“Sì, denuncio con forza questo andazzo tollerato dal silenzio di un assessore inesistente e un presidente della Regione che sembra Alice nel paese delle meraviglie”.
La cosiddetta ingerenza della politica non è una novità. C’è sempre stata: a destra, come a sinistra. Perché lei si stupisce proprio adesso?
“Non mi stupisco, semmai non mi rassegno. Asp e strutture ospedaliere sono tante perché di tante poltrone ha bisogno la politica per soddisfare i partiti, accorparle renderebbe tutto più semplice. Parcellizzare le centrali d’appalto fa aumentare i costi e favorisce illegalità e clientele. Si potrebbe risparmiare e reinvestire. Ogni struttura, a volte anche singoli reparti, utilizzano sistemi operativi diversi”.
Ma secondo lei, ‘chi ha vinto e chi ha perso’, in termini puramente politici e di appartenenza con la nuova infornata?
“Moralmente hanno perso tutti. Chi acchiappa una nomina nel nostro perverso sistema dei valori è considerato bravo, uno che conta, per me è il contrario. Chi resta fuori merita di essere apprezzato. Il quadro è chiaro: Schifani è l’unico che pensa a un suo secondo mandato, gli aspiranti candidati presidenti della Regione si stanno facendo la lotta di successione. Tutto gli passa sulla testa, o riprende le fila o è meglio che si faccia da parte”.
La domanda gliela faccio diretta: nella sua esperienza di sottosegretario alla Salute, non ha mai alzato il telefono per ‘suggerire o consigliare’?
“Mai. E avrei potuto farlo senz’altro, ero sottosegretario alla Salute del governo Gentiloni e governava il centrosinistra alla Regione, non mi sono mai permesso…”.
Suvvia, onorevole.
“…E la mia non è stata solo una valutazione politica. Più di qualche settimana addietro abbiamo letto sui giornali di una chiusura indagine da parte della Procura di Messina con ipotesi di reato di induzione indebita, per pressioni politiche sul direttore generale dell’Asp di Messina per ottenere l’utilità consistente nella nomina del direttore sanitario della stessa Asp 5. Sono cronache scritte”.
Dove vuole arrivare?
“Oggi leggiamo serenamente che le forze politiche regionali hanno condizionato pesantemente i manager per le nomine dei direttori sanitari e amministrativi, una spartizione tra partiti e deputati come se stessero stilando liste elettorali per le elezioni e non dirigenti della sanità”.
Le circostanze non le sembrano diverse?
“Mi assumo pienamente la responsabilità di ciò che dico. Delle due l’una, o la Procura di Messina che ha avviato e chiuso con gli avvisi di garanzia la succitata indagine sta prendendo un enorme abbaglio, oppure, sotto gli occhi di tutti, in Sicilia, la politica ha posto in essere interferenze sui direttori generali che potrebbe far configurare un reato. Qualcuno dovrà spiegarci se l’uno o l’altro”.
Molti siciliani si lamentano, con ragione, dello stato della nostra sanità.
“Che è pessimo. E lo dice uno che gli ospedali li gira uno ad uno, a Ferragosto sono stato in ospedale a Patti. Parlo con medici, infermieri e pazienti. La sanità in Sicilia è al collasso e i cittadini se ne sono accorti. Il personale sanitario è costretto a lavorare in condizioni assurde, salvo poi diventare capro espiatorio”.
Come se ne esce? Qual è la sua ricetta?
Innanzitutto, facendo togliere le mani dei politici dalla sanità. Stiano lontani anni luce, si occupino di programmazione, di risorse, del Pnrr, hanno tantissimo da fare, ma non si occupino di lottizzare la sanità, di farsi organizzare riunioni elettorali dai dirigenti che fanno nominare. Questa commistione rende marcio e inefficiente il sistema”.