PALERMO – Non aveva neppure sette anni quando portarono via suo padre. Il giorno del finto posto di blocco erano assieme in macchina, una Opel Frontera. Fu sua madre, moglie di Giampiero Tocco, a chiedere alla figlia di ricostruire in un disegno il rapimento. Anni dopo quella bimba, ormai maggiorenne, fu convocata in aula.
Ecco il suo drammatico racconto: “Mio padre era venuto a prendermi alla scuola di ballo, stavamo tornando a casa, erano circa le 8 e mezza di sera, quando un uomo alzò la paletta per fermarci. Accanto a lui c’era un’altra persona e altri due uomini di corporatura normale erano seduti in macchina. Perquisirono mio padre e se lo portarono via”.
Mentre ne parlava la sua voce era rotta dall’emozione: “Mio padre disse a quegli uomini di non farmi del male, di lasciarmi stare, e mi assicurò che sarebbe tornato dopo poco tempo”. Non lo avrebbe più abbracciato. Ai giudici della Corte d’assise la bimba diventata donna aggiunse: “Ci fecero fermare in una piazzetta di Terrasini, non lontano dal negozio di mio padre e dalla nostra abitazione. La loro auto era una Fiat Uno di colore blu chiaro, il colore della polizia, e aveva perfino il lampeggiante sul tetto. A me sembrarono dei veri poliziotti”.
Altri particolari li aggiunse la moglie della vittima: “Avevo appena chiuso il mio negozio, quando sentii suonare il telefono. Era mia figlia che piangeva e che ripeteva che avevano preso papà.”