Dislessia, ne soffre il 7% degli alunni - Live Sicilia

Dislessia, ne soffre il 7% degli alunni

Sempre più software informatici e videogame al servizio dei bambini affetti da disturbi specifici dell’apprendimento. Gianluca Lo Presti (psicologo): “Su un campione di 1706 alunni, presenti nelle scuole elementari di Catania e provincia, 122 hanno mostrato difficoltà di apprendimento”.

CATANIA – Attraverso il gioco è più semplice affrontare le difficoltà quotidiane e pure i disturbi specifici dell’apprendimento. Il mondo della dislessia si adegua ai tempi. In pochi click insegnanti e genitori, se dovutamente formati, sono in grado di creare esercizi personalizzati per i piccoli sorreggendoli nelle loro difficoltà quotidiane. Già, perché le cause che inducono un bambino ad avere problemi nella lettura (dislessia), nel comporre le parole in modo sequenziale chiaro (disgrafia), con le doppie e le h al posto giusto (disortografia) o nell’eseguire calcoli numerici (discalculia) non sono legati ad un ritardo mentale. Tantomeno a mancanza di istruzione, ma ad un deficit biologico specifico e bendefinito. Ragion per cui una buona palestra è allenare la loro mente. Giorno dopo giorno. A Catania dal 14 gennaio si terranno una serie di incontri laboratoriali sull’argomento organizzati da Gianluca Lo Presti, psicologo esperto nella diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento scolastico.

Che incidenza ha la dislessia nella provincia etnea?

È stata pubblicata una ricerca, in occasione del convegno realizzato lo scorso 16 novembre dal titolo “La professionalità efficace nei disturbi specifici dell’apprendimento. Ruoli e competenze”. Su un campione di 1706 alunni presenti nelle scuole elementari di Catania e provincia circa il 7%, ovvero 122, hanno mostrato forti e notevoli difficoltà nell’apprendimento.

Quanto è cambiato l’approccio terapeutico negli ultimi anni?

Parecchio. E questo anche grazie all’informatica applicata alla materia. Vi è stato un notevole miglioramento attraverso l’uso di software per il potenziamento di singole abilità che ha permesso, anche, il coinvolgimento delle famiglie nel lavoro terapeutico quotidiano con l’inclusione di programmi informatici relativi alle sintesi vocali e al metodo di studio. Tutto ciò è previsto dalla normativa. La legge 170/2010, oltre a riconoscere la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, stabilisce infatti che gli studenti con diagnosi di DSA hanno diritto a fruire di misure educativo-didattiche di supporto.

Nonostante la normativa in vigore, il primo scoglio per gli psicologi specialisti in DSA ancora oggi rimane quello di far capire alle famiglie che un figlio dislessico va aiutato e non “nascosto”?

Questa è la lotta più difficile. Far comprendere, non solo ad alcuni genitori che il vero limite della dislessia è la non conoscenza, ma estendere questo livello di conoscenza anche ai docenti nelle scuole. Anche se molti di loro risultano preparati va sempre ricordato che la dislessia non è una malattia, ma un disturbo specifico dell’apprendimento in grado di creare problemi al bambino che deve imparare a leggere e a scrivere. Comportamenti quali la pigrizia nelle ore di studio, l’ansia o l’aggressività non sono altro che il sintomo secondario di un disturbo specifico dell’apprendimento non compreso.

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