L'amore di Donata e Francesco | "Il nostro tempo insieme" - Live Sicilia

L’amore di Donata e Francesco | “Il nostro tempo insieme”

Francesco e Donata insieme in una foto dei ricordi

Dopo le parole di tanti che gli hanno voluto bene, ecco quelle della compagna di viaggio di Francesco. Che condivide un dono, con tutti noi, svelando gli sguardi preziosi di una indimenticabile avventura.

Il ricordo della moglie
di
3 min di lettura

“Sei la donna della mia vita”. Lo conoscevo da poche settimane e ho pensato “questo è veramente pazzo”. Mille telefonate-fiume dopo, invece ho capito la verità. Era unico, perché aveva una pazzia genuina, di quelle travolgenti, belle, entusiasmanti e geniali. Di quelle che ti riempiono la vita di tutto ciò che è importante, senza regali, cene, feste o chissà che sballi. Solo noi, sempre. Ci bastavamo da soli. Partivamo da soli, giocavamo a carte da soli, uscivamo da soli. E ridevamo sempre. Di tutto e di niente, perché non era importante l’argomento ma il modo in cui ci divertivamo. Mi faceva ridere. Cosa conta di più per una donna? E se mi preoccupavo per qualcosa, mi rasserenava dicendo “Ci pensa cicciotuo” (scritto così, tutto unito), ed era vero, sempre. Per una figlia unica come me, il padre è il faro della vita, e il mio lo è stato fino all’ultimo. Ma era Vitamia a rafforzare quella luce, a potenziare il riverbero di quel faro-guida nell’acqua della mia vita.
L’ho capito solo dopo aver perso mio padre, perché dopo il buio iniziale, ho rivisto quella luce solo grazie all’amore incondizionato che mi ha dato ogni giorno, instancabilmente, anche quando non lo apprezzavo appieno chiusa nel mio dolore.

Quando lo conobbi non aveva una lira da parte e io ancora non lavoravo, ma già avevamo tutto. Cicciosuo e cicciasua, Vitamia e vitasua. Pciù e pciù (il rumore dello schiocco del bacio). Noi eravamo quelli. Per tutti. Eravamo sempre insieme e condividevamo tutto. Anni e anni così, minuto dopo minuto, sempre insieme a condividere ogni cosa. Le sue sparate folli ci riempivano la vita, anche quelle che a ripensarci oggi capisci che non avresti mai assecondato nessun altro, e invece lui riusciva sempre a Forestizzarti! Diciamolo, uno che ti torna a casa una sera, a 40 anni, dicendoti che si vuole dimettere da vicecaporedattore del Giornale di Sicilia per cambiare il giornalismo in Sicilia (sì, esattamente così, “perché troppo piatto”) e che dopo qualche anno ti vende la casa appena ristrutturata e pure tutta ammobiliata precisandoti di dover traslocare due settimane dopo, è “normale”? Per niente. Ma è stata proprio questa la nostra fortuna. Il sale della nostra vita.

Perché lui era così in tutto. Dirompente e vulcanico, e sempre geniale. Vedeva lontano. Io l’ho sempre saputo e l’ho sempre seguito. Un passo indietro ma sempre al suo fianco. Però, capite bene che una cosa è la mia visione di moglie, di parte, un’altra la vostra. E oggi, così, circondata dall’affetto e dall’ammirazione anche di quelli che non lo conoscevano, mi accorgo del miracolo che ha fatto. L’unica lacrima di gioia che mi esce, l’unica “consolazione” per questo mio dolore infinito ed eternamente inconsolabile, è che abbiate capito la sua grandezza interiore.

Che malgrado il suo essere “solista” – come lo ha giustamente definito il parroco – abbia fatto trapelare, con la sua penna e il suo atteggiamento sempre leale e coerente, la sua meravigliosa essenza. E che voi l’abbiate colta. “Nella vita non importa i passi che fai, ma le impronte che lasci”. Lo diceva riferendosi ad altri, e invece ci è riuscito anche lui.

Grazie Amore della mia vita per aver reso la mia esistenza unica. E grazie a tutti voi per avermi regalato questa gioia.

 


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