CATANIA – Archiviato uno stralcio dell’inchiesta per sette dei medici dell’ospedale Cannizzaro di Catania indagati per la morte di Valentina Milluzzo, 32 anni. La donna originaria di Palagonia è deceduta dopo un aborto il 16 ottobre del 2016. Nello specifico, il giudice per le indagini preliminari Oscar Biondi ha accolto – condividendone integralmente i motivi – la richiesta di archiviazione presentata dai Pubblici ministeri Fabio Saponara e Martina Bonfiglio, stabilendo “che nel corso delle indagini non sono emersi elementi sufficientemente circostanziati e precisi dai quali poter inferire profili di “colpevolezza” di questi sette indagati dovendosi ritenere ininfluente l’apporto fornito da essi durante la degenza della paziente, rispetto al decorso naturale causale culminato nell’exitus”, cioè nel decesso. Per altri sette medici invece è stata invece presentata la richiesta di rinvio a giudizio. Nei loro confronti le accuse sono di concorso in omicidio colposo plurimo.
Valentina, allora incinta di due gemelli e al quinto mese di gravidanza, sarebbe morta in seguito a delle complicanze da gestazione. Era stata trasportata d’urgenza all’ospedale etneo e ricoverata nel reparto di Ostetricia per una dilatazione anticipata dell’utero. Poco dopo il suo arrivo in ospedale il primo feto nasce morto, mentre il secondo aveva delle gravi difficoltà respiratorie. “La gestante – si legge nella richiesta di archiviazione – è deceduta a causa d’insufficienza multiorgano e coagulazione intravascolare disseminata, conseguenti a sepsi severa e shock settico irreversibile, originatisi a partire da infezione intrauterina determinante coriomnionite e susseguente aborto settico”. La giovane morirà poi nel reparto di Rianimazione dello stesso nosocomio.
Nei confronti dei sette medici per i quali è stata accolta la richiesta di archiviazione, secondo il Gip, “una responsabilità penale personale non può dedursi del mero intervento sanitario in un qualche momento dell’iter terapeutico; a maggior ragione, in tutti i casi nei quali rilevi che nessun condizionamento della condotta abbia potuto esercitare rispetto alle caratteristiche modali e temporali dell’evento dannoso in concreto avveratosi”.
L’indagine era stata avviata dalla Procura in seguito all’esposto presentato dalla famiglia della giovane donna. Secondo l’accusa, i medici avrebbero cagionato la sua morte. “Il compendio probatorio cristallizzato in atti ed, – si legge ancora nella richiesta redatta dai Pm – in particolare le risultanze della consulenza tecnica medico-legale, disposta al fine di ricostruire e delineare il decorso eziologico e parallelamente l’iter terapeutico-diagnostico che condusse alla morte, hanno consentito di soggettivizzare l’ascrivibilità di condotte penalmente censurabili – poiché contrassegnate da negligenza, imprudenza ed imperizia” – in capo ai medici che hanno avuto in cura la 32enne”. Per gli altri sette dunque, il procedimento continua.
Ecco i nomi dei sette medici per i quali il Tribunale di Catania ha accolto la richiesta di archiviazione: Giancarlo Conoscenti, difeso dall’avvocato Attilio Floresta; Adalberto Goffredo Muriana, difeso dall’avvocato Gianluca Cantone; Anna Longhitano, difesa dagli avvocati prof. Francesco Siracusano e Prof. Fabrizio Siracusano; Miryam Conti difesa dall’avvocato Lisa Gagliano; Giuseppe Scibilia, difeso dall’avvocato Leone Bruno; Fabio Bonaffini, difeso dall’avvocato Calogero Licata; Fabio Massimo Guardalà, difeso dall’avvocato Attilio Indelicato.