Donne di Carta in Sicilia: l'itinerario di Marinella Fiume - Live Sicilia

Donne di Carta in Sicilia: l’itinerario di Marinella Fiume

L'unica futurista dell'Isola fu una catanese: Clelia Adele Gloria

CATANIA – “Donne di carta in Sicilia. Itinerari sulle orme delle scrittrici” di Marinella Fiume (Il Palindromo ed.): una guida per una nuova esperienza della Sicilia, un viaggio che non può mai essere solo uno “spostamento fisico”.

Donne di carta in Sicilia

Un itinerario che non t’aspetti: ma possibile. Perché anche le pietre parlano al femminile. In Sicilia almeno è così. Lo sa perfettamente l’autrice, che nel 2006 ha pubblicato il monumentale dizionario delle Siciliane, aprendo una strada che per molti e molte era impossibile da percorrere. Ne è stata fatta di strada da allora, ma ce n’è ancora tanta altra da battere zaino in spalla.

La prefazione

La prefazione è a cura di Fulvia Toscano, iconica promotrice culturale con i piedi ben piantati nel terreno della grecità. Proprio lei che, assieme a Fiume, in piena pandemia da Covid, ha fondato il festival La Sicilia delle Donne. Un esperimento da remoto che ha suscitato l’avvio dell’iniziativa gemella, La Calabria delle Donne.

Marinella Fiume – scrive Toscano – racconta le nostre donne di carta di Sicilia sulla scorta delle scoperte e dei contributi che al festival sono giunti “dal basso”, e lo fa costruendo una vera guida, a partire dai luoghi, confezionando un vero taccuino di viaggio, per varcare le soglie delle case di queste donne, le loro scuole, le vie che le videro bambine, le aule di università, le biblioteche, i musei, i camposanti, le semplici strade che accolsero i loro passi scomparsi come fumo nel vento, per citare il nostro Virgilio. Sì, spesso la memoria di queste donne è proprio fumo nel vento del tempo, che si mescola fino a sparire”.

Clelia Adele Gloria: futurista

L’itinerario passa anche da Catania, regalandoci alcune perle. L’unica futurista siciliana è nata infatti ai piedi del Vulcano, Clelia Adele Gloria (1910-1984). Che a sua volta ha ispirato le prose di Goliarda Sapienza, scrittrice nata esattamente cento anni fa in quel di San Berillo, quartiere sventrato e mai più risanato (non totalmente, almeno) all’indomani del secondo dopoguerra.

Al Mongibello, Gloria dedicò la poesia La Vetta delinquente. Eccola: Il cielo | per la ferita | della vetta aguzza del monte sanguina | e la bambagia | bianca | s’inumidisce di rosso. | Il lividore della morte striscia | piano piano assaporando | il tattilismo aereo | delle carni azzurrine | e il mare | che riflette la pietà per il cielo s’intristisce. | Invano | le torri e i campanili | si tendono | in spasmodico slancio; | esso agonizza | e travolge | travolge |colla sua grigia agonia| tutte le cose. | Il cielo morirà.


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