"Dopo tanta paura| ora sono pronta a ricominciare" - Live Sicilia

“Dopo tanta paura| ora sono pronta a ricominciare”

La Grasso, proprietaria di due palestre in città, le “Free Life” di Partanna Mondello e di San Lorenzo, denunciò e fece arrestare, nel 2006, i suoi due estorsori. Oggi è entrata nel programma protezione testimoni. Ecco cosa ha detto a Live Sicilia prima di lasciare Palermo.

L'intervista a Valeria Grasso
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5 min di lettura

Quando leggerete questo articolo Valeria Grasso si troverà già in una località segreta. L’imprenditrice palermitana di 43 anni è entrata nel programma di protezione per i testimoni di giustizia e il ministero dell’Interno ha disposto per lei il trasferimento: motivi di sicurezza.

La Grasso, proprietaria di due palestre in città, le “Free Life” di Partanna Mondello e di San Lorenzo, denunciò e fece arrestare, nel 2006, i suoi due estorsori, Rosario Pedone e Salvatore Lo Cricchio, legati alla famiglia mafiosa dei Madonia. Da allora, racconta di avere perso la serenità, la stessa che proverà a cercare altrove, lontano dalle sue attività, dalla sua città, dalla sua storia. Ma con a fianco la sua famiglia: tre figli e il compagno. “Sono loro la mia forza – dichiara Valeria Grasso – e mi sento in dovere di garantirgli un futuro, una vita normale. Forse, se fossi stata da sola, avrei deciso di rimanere, ma voglio dare ai miei figli un’esistenza normale”.

Con gli occhi in cui si leggono sensazioni miste alla soddisfazione e al dolore, l’imprenditrice racconta le difficoltà per arrivare all’epilogo di una storia complessa, dove più volte, la sua immagine è stata messa in discussione.

Sono trascorsi sette anni da quando ha denunciato i due taglieggiatori. Uno è stato condannato a sei anni e ha già scontato la propria pena, l’altro è ancora dietro le sbarre. Perché il trasferimento in località segreta arriva soltanto adesso?
“È stato un iter lungo, doloroso. A maggio dello scorso anno mi ero già allontanata, ma sono tornata per motivi di salute. Poi, mi sono nuovamente sentita abbandonata a me stessa. Da quando ho denunciato sono stata spesso definita una donna con manie di protagonismo e ho subito critiche che avrebbero potuto intaccare fortemente la mia credibilità. Ma non mi sono arresa. Mi sono sentita molto sola, ho avuto paura, ma dovevo essere coerente. Per questo, il trasferimento, per quanto doloroso, è per me un obiettivo raggiunto. Non so quando mi sentirò davvero al sicuro, ma è ora di provare a trovare la tranquillità”.

E chi gestirà la sua palestra?
“Mentre io sarò lontana se ne occuperà mia madre, un’altra persona senza la quale non avrei saputo come affrontare i miei problemi. Spero che i palermitani saranno solidali e che le iscrizioni al centro aumentino. In questi anni la mia attività ha subito danni gravissimi da punto di vista economico, con perdite che hanno raggiunto picchi anche del settanta per cento. La gente aveva paura, al punto da chiedere indietro i soldi anticipati per l’abbonamento annuale. La risposta della città secondo me deve essere un’altra, il mio desiderio più grande, infatti, è quello di rivedere aperto il cancello della palestra di via Matteo Dominici, a San Lorenzo, attualmente chiuso così come l’intera struttura”.

Il centro di San Lorenzo è infatti stato confiscato dalla Stato insieme all’appartamento che si trova al piano superiore, di proprietà dei Madonia, e avrebbe bisogno di un intervento di ristrutturazione in seguito a delle infiltrazioni. Cosa vuol dire per lei avere anche perso il controllo della sua attività commerciale?
“È terribile. Un imprenditore non si uccide soltanto con le armi, ma anche vedendo marcire i frutti coltivati da tutta una vita. Fino a quando quel cancello sarà chiuso, io mi sentirò morta”.

Un percorso arduo quindi, ma qual è stato il momento in cui ha avuto più paura?
“Non ce n’è stato uno in particolare, anche perché è la solitudine a mettere paura. Se si riceve solidarietà, se si sta vicino alla vittima del racket e non la si scredita, ci si sente inevitabilmente più forti. Ricordo però un episodio in particolare, anche abbastanza recente, in cui uno sguardo e un tono di voce bastarono a trasmettere timori ed angoscia. Ero con una giornalista e il suo operatore all’interno della palestra di via Dominici. Dovevano farmi un’intervista e avevano deciso di registrarla nel locale. Mi sono resa conto in quel momento come fossi tenuta ancora d’occhio: è entrato un uomo sulla quarantina per chiedermi se avevo riaperto. Ma non era una semplice ed innocente domanda, era ben altro”.

Col senno di poi e alla vigilia del suo trasferimento, c’è qualcosa di cui si pente? Se avesse conosciuto a priori cosa la attendeva, avrebbe denunciato?
“Non mi pento di nulla. Inoltre, considerando anche la mia partenza, io oggi avrei potuto scegliere di chiudere, ma avrei tolto il lavoro a ben dodici persone. Chi crede in me e ha seguito la mia storia, poi, avrebbe trovato il cancello della palestra di via dell’Olimpo chiuso. Sarebbe stata solo una vittoria per le persone che mi hanno rovinato la vita. Ma quel che è peggio, sarei stata incoerente con una lotta che porto avanti da anni. Una lotta che ho condotto come imprenditrice, ma anche come donna. Io sono prima di tutto una madre: ho un compito importante nei confronti dei miei figli, quello di combattere per ciò che è giusto. Spero il mio esempio sia loro utile nella vita”.

Come ha spiegato ai suoi figli questo trasferimento?
“Il più grande ha 18 anni, si è reso perfettamente conto di quello che ho vissuto ultimamente. Gli altri due sono più piccoli, ma sono cresciuti proprio nel clou degli anni in cui la mia vita si sbriciolava. Vorrei che vivessero questa esperienza come una vacanza, come un modo per ricominciare insieme a me in una cornice di serenità. D’altronde, non potrei mai immaginare la loro vita sotto scorta”.

Per concludere, cosa consiglia a chi si ritrova, oggi, in balìa dei taglieggiatori?
“Di denunciare. Di rivolgersi subito alle forze dell’ordine e di non isolarsi. La mafia trova terreno fertile proprio nell’isolamento, in chi, da solo, non ha la forza di ribellarsi. Io adesso ringrazio ufficialmente la mia famiglia e tutti coloro che mi hanno dato fiducia. L’appoggio morale rappresenta un’ancora di salvezza che permette di non sprofondare nel baratro”.


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