Droga tra vestiti e bancarelle | E gli ambulanti facevano i pusher - Live Sicilia

Droga tra vestiti e bancarelle | E gli ambulanti facevano i pusher

Un calabrese riforniva i trafficanti siciliani. I corrieri smistavano la droga in provincia.

L'OPERAZIONE ''LAMPEDUSA''
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PALERMO – Cocaina, hashish e marijuana nascoste tra la merce da vendere nelle bancarelle. Era questo l’escamotage dei venditori ambulanti diventati pusher, tramite i quali la droga arrivata dalla Calabria giungeva a Palermo, Agrigento, Siracusa e Lampedusa. Il meccanismo ormai collaudato dell’organizzazione di trafficanti e spacciatori smantellata oggi dalla squadra mobile, si basava sul trasporto, tramite auto e camion, della sostanza stupefacente che veniva poi smistata proprio dai commercianti attraverso i mercati rionali delle varie province.

E così, tra abiti, oggetti per la casa, souvenirs, frutta e verdura, c’era anche la droga destinata all’isola di Lampedusa. A capo dell’organizzazione, come hanno accertato le indagini coordinate dalla Dda, i cugini Giuseppe e Salvatore Bronte, di 24 e 49 anni. Entrambi della zona del Villaggio Santa Rosalia, sarebbero stati punti di riferimento sia per Domenico Stilo, trentenne calabrese che riforniva il gruppo della droga destinata allo smercio siciliano, che per i vari pusher con cui, in molti casi, sono emersi rapporti di parentela. Braccio destro dei fratelli al vertice, Gaetano Rizzo, anche lui pregiudicato.

Le comunicazioni effettuate per il reperimento della sostanza stupefacente avvenivano prevalentemente tramite sms e con rapporti diretti con Stilo. I Bronte sarebbero spesso entrati in azione, inoltre, per riscuotere i crediti “vantati” nei confronti degli spacciatori e risolvere le problematiche legate al mancato pagamento delle partite di stupefacenti. E’ proprio uno dei due fratelli a capo dell’organizzazione a ribadire ad uno dei venditori ambulanti-pusher, di essere l’unico interlocutore: “D’ora in poi solo con me devi parlare”.

A mantenere i rapporti con gli altri siciliani, gli agrigentini Salvatore Capraro e Davide Licata, sarebbe stato Rizzo: si occupava delle trasferte per consegnare i carichi di droga, soprattutto hashish e cocaina destinate. Ad aiutarlo nella distribuzione anche in provincia, il fratello e il cognato, anche loro tra i quindi arrestati del blitz. Si tratta di Emanuele Rizzo e Francesco Portanova, anche loro con precedenti e già coinvolti in operazioni antidroga. Basti pensare che Emanuele Rizzo  due anni fa venne arrestato per il trasporto di due chili di hashish e 210 grammi di cocaina: nella sua abitazione furono trovati quasi duecentomila euro in contanti.

Tra gli acquirenti di stupefacente sul mercato agrigentino, oltre a Davide Licata e Salvatore Capraro, c’era Angelo Cardella, che riceveva lo stupefacente anche da Ivan La Spisa, parente di Gaetano Rizzo. Gianluca Gambino, invece, avrebbe effettuato ripetute consegne giornaliere attraverso appuntamenti telefonici. Dalle indagini è inoltre emerso che Dante Parisi, insieme alla nuora Alessandra Pepati trasportava la droga in Sicilia orientale, per rifornire anche il lentinese Vincenzo Terranova, pregiudicato.

“Un’operazione che contribuisce notevolmente a liberare il nostro territorio dallo spaccio di droga – ha detto durante la conferenza stampa il questore di Palermo, Renato Cortese –. Grazie ad interventi del genere riusciamo a dare un quadro confortante sulle capacità della polizia nel monitorare il traffico di sostanze stupefacenti e a lanciare un messaggio che si fonda sulla sicurezza”: “Un lavoro di ampio respiro – ha aggiunto Rodolfo Ruperti, che guida la squadra mobile – grazie al quale siamo riusciti a stabilire ruoli e responsabilità di ogni persona coinvolta in un giro molto vasto. Sono anche emersi i collegamenti del rifornitore calabrese con ambienti della ‘ndrangheta”.

“E’ stata un’operazione molto articolata – ha concluso Agatino Emanuele, dirigente della sezione Narcotici della squadra mobile – perché partita dalla Calabria e poi snodata nelle varie province siciliane. Salvatore Capraro è stato arrestato a Lampedusa, l’agrigentino che si recava spesso nell’isola, con la motonave partita da Porto Empedocle, per lo smercio della droga precedentemente importata dall’organizzazione”.


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