Due medici sospesi in via cautelativa e la risoluzione del contratto come assegnista per un terzo. Sono i provvedimenti disciplinari annunciati dall’assessore alla Sanità della Regione siciliana, Massimo Russo, per la lite nella sala parto del policlinico di Messina. Uno dei due medici sospesi è il direttore dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia, professore Domenico Granese, per “omessa vigilanza”. Il medico è sospeso dall’incarico ma non dalla professione, e continuerà a lavorare in ospedale.
E’ stato invece completamente sospeso dall’attività uno dei due medici che sarebbe stato protagonista della rissa: Vincenzo Benedetto. L’assessore Russo ha sottolineato che la sua posizione dovrà essere valutata anche perché “le buone ragioni che forse ha avuto non possono essere espresse con la violenza”.
Questi due provvedimenti cautelari sono stati confermati dal direttore generale del policlinico Giuseppe Pecoraro. Il terzo medico per cui sono stati adottati provvedimenti è Antonio De Vivo che secondo l’assessore “era un assegnista che non può prestare assistenza pubblica ed era quindi un abusivo”. “Per lui – ha aggiunto Russo – il rettore mi ha annunciato che attuerà la risoluzione del contratto e sarà fuori dall’Ateneo”.
L’assessore ha annunciato anche che chiederà “severità e inflessività ai presidenti degli Ordini dei medici di Messina e Reggio Calabria”. “Avvieremo un’azione civile – ha concluso Russo – per danni all’immagine: è una cosa normale perché qui qualcuno ha sbagliato e deve pagare perché dobbiamo salvaguardare chi lavora onestamente”.
Sul tavolo dell’assessore arriverà anche una relazione sull’attività libero professionale “intra moenia” ed “extra moenia” autorizzata all’interno del Policlinico di Messina per verificare l’eventuale esistenza di altre anomalie e per accendere i riflettori in modo esauriente sui rapporti tra l’attività istituzionale e quella privata. La gestione dell’unità operativa verrà, nel frattempo, affidata al direttore sanitario del Policlinico Manlio Magistri.
“La riunione – ha spiegato Russo – è servita a chiarire i primi aspetti di una vicenda sconcertante e inqualificabile. Era doveroso e necessario assumere subito sanzioni commisurate alla gravità della vicenda, a prescindere dall’attività della magistratura che seguirà il suo corso”.