TRAPANI – È durato poco meno di due ore l’interrogatorio da parte dei pm Di Sciuva e Morri di don Sergio Librizzi, il sacerdote, ex direttore della Caritas di Trapani, arrestato dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria della forestale, accusato di violenza sessuale, concussione e tentata concussione. Se ieri dinanzi al gip Cersosimo, che ha firmato l’ordine di arresto, don Librizzi ha reso solo dichiarazioni spontanee, avvalendosi della facoltà di non rispondere, stamane ha scelto di rispondere alle domande dei magistrati che hanno coordinato l’indagine che lo ha condotto in cella. Interrogatorio secretato e non terminato, come si deduce dalla decisione del difensore del sacerdote, Donatella Buscaino, di non avanzare alcuna richiesta di revisione della misura cautelare, decisione che lo stesso avvocato ha annunciato.
Per adesso pare che don Librizzi si dichiari innocente. Secondo l’accusa avrebbe sfruttato (chiedendo prestazioni sessuali) il proprio incarico di componente della commissione ministeriale che si occupa delle protezioni internazionali (per le province della Sicilia occidentale), ossia la commissione che rilascia lo status di rifugiato politico. Peraltro si è aperto una sorta di contenzioso diplomatico tra la Procura di Trapani e l’alto commissariato Onu per i rifugiati di Roma. I magistrati durante l’indagine precedente al clamoroso arresto avrebbero voluto ascoltare i funzionari dell’alto commissariato che si sono nel tempo occupati della commissione della quale anche don Librizzi faceva parte. Ma l’alto commissariato ha vietato ai funzionari di testimoniare e attraverso il ministero degli Esteri ha opposto alla Procura di Trapani l’immunità diplomatica della quale godono i funzionari Onu. La Procura di Trapani spera che la decisione venga rivista: l’indagine penale avrebbe messo in luce circostanze, come quelle di non riconoscere come un diritto l’asilo politico ad alcuni soggetti, quelli diventati vittime dei presunti comportamenti illeciti di don Librizzi. L’alto commissariato si occupa di garantire il diritto di rifugiato a questi soggetti, per cui ci dovrebbero essere interessi convergenti. Se l’alto commissariato confermerà il suo “no” alle testimonianze non è escluso che il procuratore Viola si rivolga, attraverso il ministero degli Esteri, al segretario generale Onu, unica autorità che può revocare l’immunità diplomatica ai funzionari citati a testimoniare.
Ieri davanti al gip Cersosimo, che ha firmato l’ordine di arresto, il sacerdote ha reso solo dichiarazioni spontanee, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Oggi invece ha scelto di rispondere alle domande.
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