PALERMO – L’ultima sceneggiata è andata in onda ieri pomeriggio. Nel salotto che fu caro un tempo a Rosario Crocetta, quando si poteva andare in tv a gonfiare il petto per la chiusura delle Province, senza sapere come sarebbe andata a finire poi. L’Arena di Massimo Giletti oggi non riporta il governatore ai fasti di quei tempi. Ma ne consegna all’Italia della domenica in tv un’immagine sempre più azzoppata e sofferente. Nella fattispecie parlando di abusivismo edilizio, con in collegamento il sindaco di Licata Angelo Cambiano, che accusa il governatore di averlo isolato nella guerra delle ruspe. Crocetta si sbraccia per far passare il tardivo messaggio che il sindaco non è solo e che la Regione è per le demolizioni, ma la trappola mediatica è già scattata e lui c’è finito mani e piedi dentro. E così il presidente suda sette camicie, alza la voce, si avventura nel dire tutto e il contrario di tutto come suo costume, ma la domenica televisiva per lui è nera.
Il battibecco con Cambiano è continuo. “Sono sconvolto, deluso e amareggiato dalle dichiarazioni del presidente della Regione. Che afferma: cosa vuole fare il sindaco, le vuole fare o no le demolizioni?”, lamenta il primo cittadino. Anticipando quanto detto oggi in conferenza stampa, cioè che Crocetta avrebbe in qualche modo ammiccato a Licata lasciando intendere che le case abusive si potevano salvare. E Cambiano allora batte sul punto: non è una mia scelta applicare le decisioni della magistratura, e chi lascia intendere questo, gioca con la mia pelle. Apriti cielo. Crocetta coglie la palla al balzo e sul piatto mette il disco preferito: “Anch’io sono stato sindaco di una città con 22mila vani abusivi. E sono stato condannato a morte dalla mafia. Dico al sindaco di stare molto attenti quando parliamo di queste questioni. L’anno scorso sono stato oggetto di un’azione di linciaggio spaventosa attraverso la pubblicazione di false intercettazioni con esponenti dello Stato che invece di difendermi hanno chiesto la mia testa”. E insomma, finisce un po’ in caciara (e quando mai), col sindaco che comincia ad attaccare a testa bassa. “Io rischio la vita – ha aggiunto Cambiano – e non ho strumenti. Il presidente Crocetta si è scapicollato a Licata forse per paura di fare una figuraccia. E’ da mesi che chiedo risposte”. E accusa più volte Crocetta di non conoscere le norme. Gli ospiti in studio (una alfaniana a cui sembra scappare Vigata al posto di Licata e una 5 stelle) sferzano il governatore per la sua ambiguità. Giletti lo incalza chiedendo perché non si ricorre al genio militare e accusa qualche prefettura di battere la fiacca. Crocetta giustamente risponde che i prefetti non sono cosa sua ma rispondono al ministro Alfano “che sembra il principale sponsor del sindaco”. Un altro po’ di grida e il tempo si esaurisce. Poteva andare peggio per il governatore. Poteva piovere.