E allora facciamo qualcosa - Live Sicilia

E allora facciamo qualcosa

In Sicilia, istituzioni e forze politiche sono considerate spaventosamente distanti dai cittadini, luoghi chiusi nell’autoconservazione dove si parla un linguaggio volutamente incomprensibile e in cui, appagati da privilegi, ricche indennità e spartizioni di poltrone, si consuma il peggiore dei peccati, l'indifferenza.

E’ giunto il momento di passare all’azione, basta piangerci addosso, incontriamoci a gennaio e vediamo chi è disposto ad andare oltre, oltre la rabbia e la protesta. Cominciamo dall’inizio, ringraziando i numerosi lettori di Livesicilia che hanno risposto, direttamente sul giornale o su Facebook, con decine e decine di commenti, sufficienti per uno spaccato reale della situazione e del sentimento comune, alla mia richiesta di esprimere un’opinione sugli strumenti ritenuti più idonei per “passare dalle lezioncine ai fatti concludenti e incisivi in direzione della buona politica”. In effetti, si è sviluppato un interessante dibattito con proposte meritevoli, una per una, di particolare attenzione, non ci si è limitati a una legittima sequela di lamentazioni sullo spettacolo desolante che la politica offre quotidianamente, ad ogni livello, allo sconfortato cittadino.

Gli ultimi fatti raccapriccianti di vasta corruzione accaduti a Roma – ma accadono solo a Roma? – confermano come la politica, di qualunque colore, quando non è malata essa stessa rischia di ridursi a serva passiva di intrallazzi e illeciti affari attraverso i quali pochi squallidi personaggi, magari in giacca e cravatta, si arricchiscono di pubblico denaro alle spalle di un’intera collettività alle prese con una crisi economica e occupazionale devastante. Gli stessi accadimenti, però, quasi paradossalmente, confermano la domanda diffusa di buona politica. La maggioranza dei cittadini, infatti, comprende che con l’antipolitica e l’astensionismo non si va lontano, anzi, si lascia spazio ulteriore a criminali, lestofanti e politicanti ladri che traggono beneficio dal disimpegno delle persone perbene. Tanto vale fare le battaglie per la buona politica, quella rivolta esclusivamente agli interessi generali. Lo sappiamo bene noi siciliani che di cattiva politica, cattiva fino al punto di siglare patti scellerati con la mafia, ne abbiamo una consolidata esperienza con una complicità oggettiva dell’elettore nel momento in cui nel segreto dell’urna si è scelto il peggio del peggio.

La maggior parte dei commenti, al netto di considerazioni negative sulla mia decisione di aderire al Partito Democratico, su cui dovrò fare una personale riflessione perché non intendo apparire come uno sciocco idealista destinato all’emarginazione, rivelano un’esplicita insofferenza trasversale nei confronti dei partiti e dell’attuale classe politica siciliana, ritenuta complessivamente, salvo eccezioni, mediocre, culturalmente inadeguata, e una marcata diffidenza verso l’eccessivo denaro che circola nei palazzi del potere. Non solo, nessuno crede, nemmeno per sbaglio, a un possibile cambiamento. Ecco, ciò che emerge è la morte della fiducia, la fine di ogni speranza di riscatto e di rinnovamento autentico. In Sicilia, istituzioni e forze politiche sono considerate spaventosamente distanti dai cittadini, luoghi chiusi nell’autoconservazione dove si parla un linguaggio volutamente incomprensibile e in cui, appagati da privilegi, ricche indennità e spartizioni di poltrone, si consuma il peggiore dei peccati, l’indifferenza. Indifferenza al dramma di giovani privati del domani, di famiglie diventate improvvisamente povere, di disoccupati che forse tali rimarranno per sempre, di imprenditori arrivati al capolinea dell’attività, se non tragicamente al capolinea della vita, suicidi per disperazione.

Ma i nostri politici sembrano non curarsene granché. L’Assemblea regionale siciliana “lavora” a rilento, poche sedute in assoluto, poche le fruttuose, poche leggi, molte pause, molte vacanze, molte sedute inconcludenti, eppure i deputati sono strapagati. Molti pure i finti ed estenuanti scontri, come per le ultime vicende che hanno dato vita al terzo governo Crocetta, utili solo per prendere tempo mentre fuori dall’aula, nei migliori e costosi ristoranti, ci si incontra cordialmente per mettersi d’accordo. I partiti, altro deprimente capitolo, sono diventati dei giochi di società in cui capi corrente e gregari, conquistati i pacchetti di tessere, muovono le proprie pedine per occupare posizioni di potere, nel partito medesimo, nel governo regionale, in quelli cittadini, nel sottogoverno, nell’alta burocrazia. Eppure, dovrebbero elaborare idee e programmi per il bene della comunità, dovrebbero favorire la partecipazione.

Qualcuno, lo leggiamo nei commenti, mi dice: “ma i grillini sono diversi, perché non ti unisci ai pentastellati?”. I grillini, nulla da osservare sulla loro qualità etica, sono semplicemente irrilevanti per una scelta di opposizione estrema, nonostante il largo consenso ricevuto, che non ho condiviso fin dal primo istante. Chi ha un problema vuole la soluzione, non che gli si urli continuamente in faccia che ha un problema. In conclusione, lo ripeto, basta piangerci addosso, dobbiamo passare all’azione. E’ fondamentale assumersi l’onere, con la fatica e i rischi connessi, di organizzare un evento pubblico, senza bandiere di partito, in cui affrontare e approfondire le questioni e le proposte da voi sollecitate e avanzate, definendo insieme uno spazio permanente di confronto e, subito, una sorta di decalogo delle cose che intendiamo chiedere con forza ai partiti e alle istituzioni siciliani. Siamo, ormai, a ridosso delle feste e occorre un congruo tempo di preparazione.

Credo che nella seconda metà di gennaio potremo annunciare e realizzare tale evento. Nel frattempo vi prego, se vi è possibile, di darmi una mano contattandomi al 3298319011, a pipporusso@yahoo.it o nelle mie pagine fb. Amici, non consentiamo a nessuno di uccidere la speranza che è in noi.

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