E il dirigente dell'Iraps spiegava: | "Favoriremo la legalità" - Live Sicilia

E il dirigente dell’Iraps spiegava: | “Favoriremo la legalità”

Francesco Cavallaro due anni fa illustrava al mensile "S" i servizi offerti dall'Istituto, vincitore del bando per il "Rafforzamento delle capacità d'azione delle autorità per l'amministrazione della Giustizia". Tra questi, la formazione del personale delle stesse Procure che adesso indagano sull'ente.

L'ente di Formazione
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PALERMO – Una “carta dei servizi”, strumento utile a “favorire la legalità, rendendo i cittadini consapevoli di ciò cui hanno diritto, e che, attraverso la Procura, possono ottenere”. Lo sviluppo della legalità era uno dei capisaldi della sua attività. Ma adesso, ironia della sorte, l’Istituto di Ricerca e Applicazioni per l’Amministrazione della Giustizia è finito al centro di una storia sulla quale le Procure di Palermo e Catania stanno provando a fare piena luce.

Ironia nell’ironia, a dire il vero, visto che l’Iraps con le Procure ci lavora. A spiegare l’attività dell’ente, alla fine del 2010 era proprio l’allora direttore generale, Francesco Cavallaro, che in un articolo pubblicato sul mensile “S”, evidenziava i vantaggi offerti dall’Istituto agli uffici giudiziari. L’Iraps, infatti, s’era aggiudicato il bando per il “Rafforzamento delle capacità d’azione delle Autorità per l’Amministrazione della Giustizia” promosso dalla Regione Sicilia per la Procura di Palermo, ma anche per il Tribunale e la Corte d’Appello di Catania. Uno dei bandi che adesso potrebbe proprio essere finito al vaglio degli inquirenti. Il progetto “vincente”, presentato dall’Iraps, era articolato in otto punti, tra cui spicca l’ottenimento della certificazione ISO 9001:2008, un marchio di qualità di livello internazionale.

E il miglioramento del servizio offerto dalle Procure ai cittadini, doveva passare attraverso anche la formazione dei dipendenti degli uffici giudiziari, come spiegava appunto Cavallaro: “Non è detto che aumentare il numero dei dipendenti porti all’aumento delle prestazioni”. I vertici dell’ente, infatti, per dirigere i corsi di formazione per il personale, annunciavano di mettere in campo una rosa di esperti in comunicazione, psicologia, informatica e lingue straniere.

E un’occhiata, l’Iraps avrebbe dovuto darla anche ai “conti” delle Procure. A cominciare da quella di Palermo. “È stata – raccontava Cavallaro – la prima richiesta del procuratore Messineo: devo sapere quanto spendo per le intercettazioni. Spendere per le intercettazioni è necessario – aggiungeva Cavallaro – il punto è come. Abbiamo così inserito un monito per gli operatori stessi, evidenziando eventuali eccessi. È un segnale anche alla luce di quello che è successo sulla legge per le intercettazioni”. E ancora, il progetto prevedeva una serie di servizi utili a intensificare il rapporto tra Procura e cittadini: per esempio abattendo le barriere linguistiche verso cittadini extracomunitari, oppure formando gli operatori per una migliore gestione delle situazioni che vedono coinvolte, per esempio, chi è stato vittima di abusi e violenze. E per fare tutto ciò, l’Iraps metteva a disposizione una Carta dei servizi “per favorire la legalità”. Lo stesso obiettivo inseguito nell’ultima inchiesta sulla Formazione professionale, dalle Procure di Palermo e Catania. Ironia della sorte: gli ex clienti dell’Iraps.


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