E' il momento di scegliere | la propria scala dei valori - Live Sicilia

E’ il momento di scegliere | la propria scala dei valori

L'Italia migliore, più giusta e più libera è quella della scala dei Valori "noiosa".

Ricordate il 61 a 0 di Forza Italia in Sicilia? Non è trascorso un secolo. Ingenui o eternamente sudditi, stanchi o abbagliati, comunque una moltitudine di siciliani sperò nella svolta, nella possibilità per l’ Isola perennemente conquistata da qualcuno di diventare, finalmente, la terra dello sviluppo e del lavoro. Sappiamo come andò a finire, sappiamo che la promessa dell’Eldorado era una bugia, non dissimile dalle menzogne propinate nei decenni, fino a oggi, da politicanti e populisti nostrani e continentali di varie e cangianti casacche. Mentre ad Agrigento, in occasione delle primarie del centrosinistra, forse si sta per consumare un incredibile matrimonio tra il PD e Forza Italia, frutto della politica intesa e praticata, ormai trasversalmente, come bottegaro pragmatismo per la conquista del potere, Silvio Berlusconi, dopo l’assoluzione definitiva sul caso Ruby, dichiara: “Torno in campo per un’Italia migliore, più giusta e più libera”.

No caro Berlusconi, mi sentano per favore al PD agrigentino, almeno a noi siciliani non la puoi dare ancora a bere. Al di là delle sentenze, da rispettare sempre e non a convenienza, al di là delle appartenenze, notoriamente in me troppo labili per costituire un vincolo alla mia libertà di pensiero o per essere giudicato di parte, occorre dire a voce alta che tu non renderesti l’Italia migliore, più giusta e più libera perché da quando politicamente esisti e resisti l’hai resa peggiore. L’hai resa peggiore, non solo perché da presidente del consiglio e da capo di un partito padronale hai cercato in tutti i modi, si sa, di piegare le leggi e la stessa Costituzione alle tue esigenze personali ma, soprattutto, per i messaggi “culturali” negativi da te dati come uomo, in particolare ai giovani. Dal tuo mondo dorato, di ricchezze accumulate dai tempi della prima Repubblica, hai “insegnato” che conta ciò che appare, che la verità è ogni parola ripetuta infinite volte da un canale televisivo all’altro, che tutti hanno un prezzo. Anche la salvezza eterna si può comprare, basta avere buone amicizie color porpora Oltretevere, le medesime che adesso, tardivamente, per ragioni morali che prescindono dalle tue vicende giudiziarie, non vedono affatto di buon occhio un tuo ritorno in campo. Hai “predicato”, nei fatti, che esiste una scala dei “valori” diversa, diciamolo, meno noiosa, nella quale in cima ci stanno i soldi, le furberie, gli aggiustamenti, le scorciatoie.

Per un ventennio, grazie ai tuoi programmi televisivi, se fossi maligno direi concepiti apposta per sradicare il gusto del discernimento, abbiamo sfornato una massa di mostriciattoli attirati dal successo facile secondo il principio “il fine giustifica i mezzi”, dallo sfavillio dell’effimero, dai palcoscenici immeritati, dalla claque isterica e ammiccante offerta al vuoto assoluto dei tronisti. E di fronte al successo drogato ottenuto a buon mercato, magari vendendo il proprio corpo che ha smesso di essere il vestito dell’anima, nulla deve frapporsi, pure i sentimenti nobili devono acquattarsi e deve la coscienza ammutolirsi. No caro sovrano di Arcore, tu non puoi rendere l’Italia migliore, più giusta e più libera perché tale Italia non l’abbiamo mai nemmeno intravista nel tuo vissuto, nella tua storia, nelle tue scelte. L’Italia migliore, più giusta e più libera è quella della scala dei Valori “noiosa”, l’altra, di milioni di donne e di uomini che ogni mattina, a riflettori spenti, si alzano per guadagnarsi faticosamente la paga, dei disoccupati che si accontenterebbero di un qualunque lavoro pur di mantenere intatta la dignità, degli insegnanti che vivono il loro impegno quotidiano non come un mestiere bensì come una missione sacra, dei giovani che rifiutano ogni squallido compromesso e studiano con ammirevole sacrificio, dei genitori che rinunciano alle vacanze con gli amici per mettere in serbo qualcosa per il futuro dei figli. E’ l’Italia di chi ha combattuto la mafia a costo della vita, dei fedeli servitori dello Stato con stipendi da fame, dei funzionari pubblici che non si fanno comprare, degli imprenditori che non scendono a patti scellerati. Questa, caro Silvio è l’Italia migliore, più giusta e più libera, non quella degli ingannevoli lustrini e dei desolanti bunga bunga.

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