PALERMO – Più di duemila sindacalisti. Sindacalista più, sindacalista meno. Il numero ufficiale è 2487. Praticamente quasi un dipendente su cinque alla Regione Siciliana è un dirigente sindacale. Cgil, Cisl, Uil, Cobas/Codir, Sadirs, Ugl, le principali sigle. Questo è il dato che riporta il governatore Rosario Crocetta quando tuona contro i cosiddetti “intoccabili”, ovvero quei dipendenti regionali che non possono essere trasferiti da un assessorato all’altro perché svolgono la funzione di dirigente sindacale. O meglio, i sindacalisti possono essere spostati, ma solo tra dipartimenti che si trovino nello stesso edificio, perché il principio da rispettare (art. 22 dello Statuto dei lavoratori) è il seguente: non deve mai essere inibita l’attività per cui sono stati eletti. 2487
Il punto, secondo i sindacati – che contestano tra l’altro il numero così elevato riportato dal presidente della Regione – è che la “fantomatica” rivoluzione della macchina amministrativa regionale, sventolata dal governatore già dal giorno successivo all’elezione a Palazzo d’Orleans, è ancora ferma al palo e i dipartimenti sono ancora in sofferenza. Trasferite 94 persone dalla Formazione, di cui 14 indagate, quando si era ancora agli albori della legislatura, nulla di altrettanto “rivoluzionario” è stato fatto in merito alla riorganizzazione degli assessorati. E nonostante l’approvazione della cosiddetta “circolare sulla mobilità”, firmata Giovanni Pistorio, che avrebbe dovuto snellire i processi, il governatore ha ancora le mani legate. E quel “buco” alla Formazione non è ancora stato riempito.
“Il presidente Crocetta ha lanciato accuse che non ci toccano. Non crediamo che voglia o possa confutare lo Statuto dei Lavoratori e se teme che ci siano meccanismi poco chiari saremo ben lieti, come sempre, di fornire nomi e date per fugare qualsiasi dubbio”, replicano alle accuse del presidente della Regione il segretario generale della Cisl Funzione pubblica Sicilia Gigi Caracausi e il segretario regionale Paolo Montera. “Le procedure per la mobilità, volute da questo governo e per le quali abbiamo a lungo trattato, evidenziandone gli aspetti che avrebbero causato difficoltà applicative, sono invece – proseguono – il vero ostacolo ai trasferimenti. Non obbediscono a nessun criterio oggettivo e funzionale per un miglioramento dell’amministrazione”.
“Crocetta sta soltanto cercando, con questa polemica, di camuffare il fatto che i trasferimenti sono difficili non per i motivi che dice lui, ma per via dei dirigenti regionali che non vogliono mollare i propri dipendenti preferiti”, affermano Marcello Minio e Dario Matranga, del sindacato Cobas/Codir, il più rappresentato tra i dipendenti della Regione siciliana. “Abbiamo un dirigente generale della Funzione pubblica – aggiungono – che motiva il flop della mobilità dei dipendenti regionali (della quale ancora nessuno, numeri alla mano, ne ha però dimostrato la necessità) con il mancato aggiornamento della banca dati dei dipendenti dimenticando, probabilmente, che il Servizio 13 Innovazione, Modernizzazione e Gestione Banche Dati del Personale costituisce proprio un servizio del Dipartimento della Funzione Pubblica che lei stessa dirige”.
“Hanno voluto spostare tutto a livello politico e ora ne pagano le conseguenze – conclude Fulvio Pantano, segretario Sadirs. – Far controfirmare ogni richiesta di trasferimento alla Giunta richiede troppo tempo, altro che snellimento. E non si vede luce alla fine del tunnel: alla Funzione pubblica sono nel caos, perché oltre alle teste hanno cambiato le braccia e ora non sanno da dove cominciare”. D’accordo anche Caracausi e Montera: “Questa è l’ennesima prova di come non si voglia rendere efficiente la macchina amministrativa e accentrare tutto nelle mani della politica. Il presidente ed il suo governo dovrebbero, piuttosto, occuparsi di portare avanti una seria, vera ed improrogabile riforma e dei rinnovi dei contratti della Regione. Riforma che sta a cuore al nostro sindacato ma che, evidentemente, risulta troppo impegnativa per questo governo”.