"... è lui la talpa... o il figlio..."| I Vincenti e l'inchiesta sulle toghe - Live Sicilia

“… è lui la talpa… o il figlio…”| I Vincenti e l’inchiesta sulle toghe

Il Palazzo di giustizia di Palermo

La "soffiata" a Zamparini ricostruita dai pm di Caltanissetta e dai finanzieri del Nucleo di polizia economica

PALERMO – Cesare Vincenti, in cambio della presunta soffiata, avrebbe ottenuto la nomina del figlio Andrea nel “Comitato etico”, organismo di vigilanza del Palermo calcio. Un incarico da seimila euro annui. Questo sarebbe, secondo i pubblici ministeri di Caltanissetta, il prezzo della corruzione. L’avviso di garanzia viene notificato a Vincenti pochi giorno dopo che il magistrato è andato in pensione.

Sotto inchiesta ci sono oltre ai Vincenti, padre e figlio, anche l’ex presidente della società rosanero, Giovanni Giammarva. La soffiata riguardava l’intenzione del giudice per le indagini preliminari Fabrizio Anfuso di applicare, era il maggio 2018, una misura interdittiva a Maurizio Zamparini. Anfuso ne parlò con il capo del suo ufficio, Cesare Vincenti. Quindi arrivarono le inaspettate dimissioni di Zamparini e vennero meno le esigenze cautelari. Anfuso rassegnò in una nota di servizio le sue forti perplessità sulla sospetta concomitanza temporale. Tutti i passaggi sono stati ricostruiti dai finanzieri del Nucleo speciale di polizia economico-finanziaria di Palermo.

Le dimissioni
Il 2 maggio 2018 le microspie registrano Giammarva mentre parla con Zamparini: “… senti, io oggi sono dalle tue parti… riusciamo a vederci”. Prendono un appuntamento per la sera. Giammarva atterra alle 18:30 a Milano Linate. Due ore dopo il suo telefono aggancia la cella telefonica di Vergiate, Varese, dove abita Zamparini.
All’indomani, il 3 maggio, con un comunicato l’Us Città di Palermo rende noto che Zamparini si è dimesso da consigliere delegato. Il 7 maggio il giudice per le indagini preliminari Fabrizio Anfuso rigetta la richiesta di misura cautelare per il patron friulano perché non ci sono le esigenze cautelari. Le dimissioni di Zamparini, di fatto, hanno evitato evitato l’ordinanza di custodia cautelare.

Una decisioni inaspettata
Sono tutti sorpresi per la decisione di Zamparini. Che ne parla con la sua più fidata collaboratrice, Daniela De Angeli: “… io rimango il patron… tu in questo momento parlerai con Giammarva… tutte le settimane tu gli fai la relazione… poi ti spiegherò, non è opportuno, perché dal punto di vista non hanno ancora finito di perseguitarci… io non voglio più niente a che fare con l’amministrazione ufficialmente del Palermo… però ne parliamo a voce io e te, ok?”.

La relazione di servizio
Anfuso, che sarebbe poi finito sotto inchiesta per avere parlato del procedimento anche con Giuseppe Sidoti, il giudice che respinse l’istanza di fallimento della società (“Normale interlocuzione”, l’ha definita il Riesame nei mesi scorsi) è il primo ad insospettirsi per le dimissioni di Zamparini. Individua nel presidente della sezione, nel suo capo Vincenti, “la fonte della più che verosimile fuga di notizie”. E lo scrive in una relazione in cui non è tenero con Vincenti: “Voleva essere sempre informato su tutti i fatti e gli dico che in realtà Zamparini continua ad essere amministratore e gli dico che se vuole gli do anche la misura cautelare per vedere come l’ho scritta e se gli va bene… quindi è lui la talpa… o il figlio che ha interessi ovunque”. Anfuso dice di avere consegnato a Vincenti una copia con la richiesta di interdizione tre giorni prima dell’emissione del provvedimento.

La nomina di Vicenti jr
“Con una decisione dell’ultimo minuto”, così viene descritta dagli investigatori, Andrea Vincenti viene nominato nel comitato etico. Così ne parla Giammarva alla De Angeli: “…ieri è stato sbagliato mettere quel nome Antonello – Cirino – perché non era lui, era il vecchio dobbiamo fare circolare il nuovo verbale con il nome giusto che era stato stabilito, Cesare Vincenti”.

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