E' morto Angelo Ribaudo | Se ne va un grande palermitano - Live Sicilia

E’ morto Angelo Ribaudo | Se ne va un grande palermitano

Caro Angelo, da quando sono venuto a incontrarti in ospedale, ho aspettato questo momento con rassegnazione. Sapevo che sarebbe arrivato presto. Il tuo corpo era già al di là del mare che tutti attraversiamo. Solo i tuoi occhi restavano qui, dalla parte della terraferma e degli uomini, a farci compagnia.
Camera ardente al comune
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(R.P.) E’ morto Angelo Ribaudo, consigliere comunale e grande palermitano. Angelo è spirato stanotte dopo avere lottato contro un gravissimo male. Dopo pranzo è stata allestita la camera ardente a Palazzo delle Aquile. I funerali saranno officiati domani da padre Gianni Notari alle 11.30 alla chiesa di San Giuseppe dei Teatini, ai Quattro Canti.

Caro Angelo, da quando sono venuto a incontrarti in ospedale, ho aspettato questo momento con rassegnazione. Sapevo che sarebbe arrivato presto. Il tuo corpo era già al di là del mare che tutti attraversiamo. Solo i tuoi occhi restavano qui, dalla parte della terraferma e degli uomini, a farci compagnia. Occhi rabbiosi per la maleducazione del dolore. Occhi dolcissimi per stringere le mani che non potevi più stringere bene con le mani. Occhi ironici e teneri, in faccia alla morte. L’hai affrontata con la serenità di chi offre l’ultima birra a un amico, sulla coda di una serata di stelle. E c’è voluto un coraggio disumano.

Sono salito al piano della terapia del dolore. Sono rimasto sulla soglia perché avevo paura. E tu mi hai intravisto e mi hai dato la forza. “Roberto”, mi hai chiamato. Ho chinato la mia testa sul tuo petto, ci siamo abbracciati. Sapevamo tutti e due del viaggio imminente. Ci siamo detti addio. Poi, al congedo, ho sussurrato: “Torno a trovarti”. Mi hai lanciato uno sguardo tenero e ironico. C’era scritto: “Scemo, lo sai che non ci vedremo più”.

Caro Angelo, eri un uomo buono e gentile. Ti ostinavi a costruire palazzine d’amore in una città brulla e deserta. Eri un politico onesto e sarebbe abbastanza normale. Nella malattia di Palermo è una virtù inestimabile. Eri un poeta. Le tue opere visibili sono lì, sotto gli sguardi di tutti. Io tengo per me le cose appena percettibili, le sfumature, ogni momento privato che in questo frangente assume un valore inestimabile. In ospedale con te c’ra tua moglie, col suo valore immenso. E c’erano gli amici che non ti hanno mai lasciato. Gli amici ridevano per cercare di tirarti su. Tu li guardavi con la tua dolcezza: li capivi e li hai lasciati fare.

Caro Angelo, ora che torni nell’infinito, non dimenticare il tuo umanissimo spirito lieve. Racconta qualche barzelletta a Dio per rasserenarlo. Lui ti ricompenserà con un bacio in fronte. E dal tuo cuore sgorgheranno stelle.


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