La giunta Cammarata ha approvato il bilancio, ridotto all’osso dalla spesa corrente e dai debiti fuori bilancio. Le uniche note positive riguardano i teatri, a cui andranno circa sette milioni, la Gesip, che si vedrà prorogare i fondi per un altro mese e il Festino di Santa Rosalia, cui andranno 600.000 euro. La maggioranza sembra aver ritrovato anche compattezza e si è messa in cerca del successore di Cammarata. Fioccano i nomi ma c’è chi, come il capogruppo dell’”Udc verso il Partito della Nazione”a Sala delle Lapidi, Salvatore Italiano, preferirebbe un tecnico, visti i pessimi risultati della politica, e non usa giri di parole definendo il bilancio “asfittico”. In più tiene a precisare che il vero gruppo Udc è il suo e non quello guidato dal consigliere Salvatore Mirabile.
Consigliere Italiano, ieri la giunta ha approvato un bilancio lacrime e sangue. Che idea si è fatto?
«Da un paio d’anni, definire il bilancio ‘ingessato’ è dire poco: è asfittico. Tutti i servizi sono stati tagliati., poi non possiamo lamentarci se le cose non funzionano o se gli autobus in periferia passano ogni ora anziché ogni venti minuti. Il sociale è stato falcidiato, paghiamo solo stipendi dei dipendenti e dei lavoratori delle partecipate, diventate ormai vere idrovore che succhiano soldi. Restituiremo dei fondi ai teatri, a cui avevamo azzerato i contributi, ma poi più nulla. Il problema è che i cittadini, anche se volessero leggere il bilancio e rendersi conto di quanto c’è scritto, non potrebbero nemmeno farlo. Sono in consiglio dal 1997 e ho ancora qualche difficoltà a leggere il bilancio, che viene redatto in modo tale da risultare incomprensibile. Il bilancio è comunque uguale a quello dell’anno scorso, anzi è peggio anche perché abbiamo anche un bilancio parallelo, costituito dai debiti fuori bilancio, che poi la maggioranza dovrà approvare. La cosa assurda è che quando si parla di debiti fuori bilancio, in Aula rimaniamo in pochi perché hanno tutti paura della Corte dei Conti. Restano solo quelli che ne capiscono un minimo. Basti pensare che fra i 250 punti dell’ordine del giorno, che ormai ci trasciniamo sempre uguale da tempo, circa 180 sono debiti fuori bilancio, di cui la metà resi esecutivi da una sentenza del tribunale. Alla fine la maggioranza li approverà, altrimenti saremmo sommersi dalle cause dei creditori».
Passando alle società partecipate, il sindaco Diego Cammarata ha chiesto e ottenuto la convocazione di un tavolo interministeriale a Roma per trovare una soluzione. Pensa si possa applicare il tunr over ipotizzato?
«Come partito abbiamo fatto i conti e per smaltire il bacino della Gesip, secondo questo metodo, ci vorrebbero almeno dieci anni. Il governo ha rifiutato le ipotesi di prepensionamenti e internalizzazioni e questa è l’unica soluzione che rimane. Il problema è che il personale Gesip non è qualificato, svolge per lo più funzioni di pulizia. Se l’Amat cerca un elettricista, al 90% in Gesip non lo troverà, stessa cosa dicasi per un meccanico o un muratore. Queste ipotesi sono solo pannicelli caldi. Gli operai, al di là dei proclami sui giornali, sono stanchi, vogliono certezze per le futuro».
Ieri il capogruppo dell’Udc, Salvatore Mirabile, ci ha spiegato che il suo gruppo è vicino a Riccardo Savona e non a Casini. Ci spiega come stanno le cose e se siete voi l’Udc ufficiale?
«Noi siamo il vero Udc, quello di Casini, quello che ha avuto qualche delusione per i risultati delle amministrative al Nord, dentro il Terzo polo. Gli altri sono dei soggetti eletti nell’Udc ma che nel maggio del 2010 hanno abbandonato il partito per confluire nel gruppo misto. Nell’ottobre successivo, poi, i quattro consiglieri rimanenti, tutti di area cuffariana, sono confluiti nel Pid e quindi l’Udc era scomparso. Peccato che il giorno dopo Mirabile e Di Franco abbiano costituito il gruppo, chiamandolo impropriamente Udc, che è stato giustamente ripudiato dalla segreteria regionale. Come possono chiamarsi Udc se sono usciti dal partito e non sono rientrati? Noi abbiamo creato il nostro lo scorso gennaio. Nessuno di noi tre è stato eletto nell’Udc (oltre a Italiano, fanno parte del gruppo Elio Bonfanti e Agostino Genova, ndr), ma tutti ne abbiamo sposato il progetto, siamo entrati nel partito di Casini e siamo perciò gli unici titolati a chiamarci così. Gli altri, almeno per opportunità, farebbero bene a cambiare nome».
Voi siete all’opposizione, ma ieri la maggioranza in un summit ha indicato la necessità di individuare il prossimo candidato sindaco. Cosa farà l’Udc?
«Io ho lasciato il Pdl perché non condividevo il programma di natura “romana” di Berlusconi, sarei in imbarazzo se l’Udc scegliesse di allearsi con i berlusconiani, entrerei dalla finestre dopo essere uscito dalla porta. Le strategie del Cavaliere mi mettevano ormai in imbarazzo, penso al tema della giustizia ad personam. Come ha detto Giuliano Ferrara, il premier dovrebbe smettere di fare la vittima e l’imputato e fare il capo del governo. La segreteria regionale dell’Udc, comunque, vuole individuare una rosa di persone che si prenda l’onere di candidarsi. Non sappiamo che percentuali avremo in città, ci vuole una persona con spirito di sacrificio. Oppure possiamo allearci con altri partiti, ma personalmente preferirei un tecnico a un politico. I politici hanno dato il peggio di loro, se vogliamo pensare al futuro dei nostri figli dobbiamo farci da parte. Occorrerebbe staccare la spina e non tirare a campare».
La maggioranza ha anche annunciato di voler approvare il Piano regolatore del porto e i Prusst (Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio). Voi come vi comporterete in Aula?
«Queste fiabe le sento raccontare da anni, ogni tanto qualcuno si alza in conferenza dei capigruppo e vuole fare qualcosa. Il problema è che se non la smettono di giochicchiare non faremo nulla. Stasera dovremmo fare la delibera sul controllo analogo e domani eleggere i revisori dei conti, e almeno la seconda cosa la faremo ma solo perché è un obbligo di legge. Immaginiamo cosa succederebbe se non ci fossero i revisori per dare l’ok al bilancio. La verità è che abbiamo un regolamento inadatto e che comunque non viene applicato alla lettera. Le comunicazioni non durano mai meno di due ore, è lo stesso dal ‘97. Io potrei dire come sta mio cugino o il mio cane, nelle comunicazioni si tratta di tutto fuorché di quello che è previsto nell’ordine del giorno. Poi c’è anche troppa permissività da parte della Presidenza, perché il regolamento consente le comunicazioni solo per temi urgenti e non per qualunque cosa».
Ci sono altri motivi se il consiglio comunale non riesce ad essere produttivo come dovrebbe?
«C’è troppo protagonismo da parte di certi consiglieri. Io non ho la sindrome da microfono, intervengo solo quando c’è bisogno, non ho manie. Inoltre la conferenza dei capigruppo non esprime realmente le direttive dei singoli gruppi, e in questo discorso comprendo anche me. Se la conferenza fosse autorevole, il componente del gruppo non farebbe il contrario di quello che dice il capogruppo. Quando ero nel Pdl, era un dovere stare in Aula e sostenere la maggioranza, è normale che sia così e che la maggioranza sostenga l’amministrazione di governo. Oggi non accade più. Poi però sono anche contrario a un ostruzionismo che non serve a nulla, tanto per fare opposizione. Perché a perdere, alla fine, è sempre la città».