L'Eas continua a fare acqua | Polemica sugli stipendi - Live Sicilia

L’Eas continua a fare acqua | Polemica sugli stipendi

Il sindacato attacca: "Alcuni funzionari hanno chiesto soldi per funzioni dirigenziali che non avrebbero dovuto svolgere. E l'ente non s'è nemmeno opposto in tribunale". Ma il commissario Bonanno replica: "E' successo solo una volta, e siamo pronti al ricorso in appello".

La denuncia dei Cobas Codir
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PALERMO – Ancora nubi sull’Eas. L’ente acquedotti siciliano, da otto anni ormai in liquidazione, continua a far acqua da tutte le parti. E le polemiche sono all’ordine del giorno. L’ultima, solo in ordine di tempo, quella sollevata dal sindacato Cobas Codir, che attacca: “Alcuni funzionari hanno chiesto degli emolumenti per funzioni dirigenziali che non avrebbero dovuto svolgere, e l’Ente non s’è opposto”.

Non solo. I Cobas Codir prendono spunto da un recente servizio del mensile “S” per affondare: “Questa organizzazione sindacale – scrivono i responsabili Bernardo Scaturro e Francesco Sutera – ha appreso da organi di stampa che risulterebbero inseriti nei bilanci dell’Ente somme riguardanti crediti prescritti per un ammontare di circa cinquantuno milioni di euro, dovute principalmente a bollettazione non riscossa”. Il caso, appunto, è stato sollevato dal mensile nel numero in edicola in questi giorni. Nell’articolo si racconta di come l’Ente, a causa di una serie di complicazioni burocratiche e amministrative, abbia ritardato nell’incasso delle bollette, fino al punto da far scattare la prescrizione per le bollette anteriori al 2007. Quasi 550 mila fatture. Per un ammontare, appunto, di circa 50 milioni di euro.

Ma come se non bastasse, denunciano i Cobas, l’ente continua a sborsare cifre non dovute. Si tratta di quelle rivendicate da alcuni funzionari direttivi, che avrebbero svolto negli anni funzioni dirigenziali. E per quelle mansioni hanno chiesto all’ente la “differenza”. “Ma la legge impone – spiegano i sindacalisti Cobas – che non si possano ricoprire mansioni superiori alle proprie. Al funzionario, semmai, può essere riconosciuto il diritto a incassare quelle cifre, che però in quel caso dovrebbero essere sborsate dal dirigente che ha ‘sbagliato’ a far svolgere a quel dipendente attività che non gli competevano”. E invece, ecco che alcun capi-reparto che hanno svolto un lavoro di livello superiore a quello previsto dalla propria qualifica, hanno staccato all’Eas una fattura a testa. “Il capo reparto di Trapani – aggiungono i Cobas – ci risulta abbia fatto ricorso al Tar per ottenere qualcosa come 61 mila euro”. Ma di fronte al Tar, l’Eas non s’è presentato. O s’è presentato in ritardo. Così, i capi reparto avrebbero ottenuto il diritto a incassare quelle somme. All’ente invece non resta che appellare le sentenze. Ma intanto, è già scattato il decreto ingiuntivo. E le somme vanno liquidate. “E’ intollerabile – proseguono i Cobas Codir- che un ente nel quale, ultimamente, è persino mancata la luce a causa di morosità con l’Enel, o nel quale i dipendenti pagano di tasca propria la benzina per le missioni, possa ‘distrarsi’ di fronte a contenziosi che rischiano si aggravare ulteriormente la sua situazione finanziaria”. E cifre “non dovute” sarebbero state corrisposte anche “a un funzionario direttivo incardinato nell’ufficio di presidenza dell’Ente”.

Una ricostruzione, quella del sindacato, che però non concorda con quella del commissario straordinario dell’ente, Dario Bonanno: “Sebbene questi fatti si riferiscano a cose avvenute nel 2005, ho cercato in questi giorni di ricostruire la vicenda. In realtà – precisa Bonanno – a me risulta che solo in un caso l’ente si sia presentato in giudizio in ritardo. Ed è avvenuto in concomitanza col trasferimento di molti dipendenti dell’Eas nell’ex Arra. Tra quei dipendenti, c’era anche uno dei due legali dell’Ente, che stava curando il contenzioso. Per questo, l’unico avvocato rimasto, si è presentato oltre i termini previsti. In altri due casi invece – aggiunge il commissario – i capi reparto hanno perso la causa. E comunque, se ci fossero casi analoghi a quello in cui l’Eas non s’è presentato in tempo di fronte al giudice, l’ente ha sempre la possibilità di appellarsi alla sentenza del Tar. E lo farà”.


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