Adesso sono noti i nomi di tutte e sette delle aziende interessate alla riconversione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Il ministro allo Sviluppo economico, Paolo Romani, scioglie il riserbo sull’ultima società presente nella short list stilata dall’advisor Invitalia.
Si tratta di Newcoop, azienda piemontese, con sede a Novi Ligure, che si occupa di piattaforme logistiche e di svuotamento e riempimento di container e silos.
Newcoop si va quindi ad aggiungere alle altre sei pretendenti dell’impianto che Fiat abbandonerà il 31 dicembre 2011. Cinque sono note da tempo: la De Tomaso di Gian Mario Rossignolo, che produrrebbe auto di lusso, la Cape Rev di Simone Cimino, che punterebbe sulle macchine elettriche, la Map Engeneering, società produttrice di stampi in lamierato, il gruppo floreale Ciccolella e la casa di produzione Einstein multimedia che, attraverso la controllata Med Studios, trasformerebbe il sito di Termini in uno studio cinematografico.
A questi si era aggiunta nei giorni scorsi la friulana Lima Corporate, specializzata nella progettazione e produzione di protesi ortopediche della articolazioni ossee. Il gruppo di San Daniele, che chiuderà il 2010 con un fatturato vicino ai 100 milioni di euro, è già presente nello Stivale con tre stabilimenti: uno in Friuli, uno a San Marino e un altro a Calatafimi, in provincia di Trapani. Il progetto presentato ad Invitalia punta a creare entro il 2015 un polo industriale medicale nell’Isola. Il piano per Termini Imerese prevede un investimento, comprensivo di contributi pubblici, di 60 milioni di euro, con la creazione di un nuovo impianto e l’assunzione, nel periodo 2011-2015, di cento nuovi lavoratori, tra ingegneri, ricercatori, tecnici e operai.
Un’ipotesi più volte rilanciata sia dall’advisor che dal ministro Romani è quella di un pool di imprese che opererebbero insieme all’interno dell’impianto ex Fiat.
Idea rilanciata oggi anche dall’assessore regionale alle Attività produttive Marco Venturi, dopo l’incontro con Romani. “Le sette manifestazioni di interesse sono una grande opportunità, non solo per Termini Imerese ma per l’intera Sicilia – ha detto – Si tratta infatti di progetti che in molti casi potrebbero coesistere nella stessa area”.
La vertenza Termini Imerese avrebbe dovuto essere risolta già a fine novembre. Il 31 di quel mese, infatti, Invitalia avrebbe dovuto presentare al Governo la short list definitiva, con i business plan delle aziende. Entro i primi giorni di dicembre, si era detto, il ministero sarebbe stato in grado di dare un volto alla società vincitrice. Ma i tempi continuano a dilatarsi. Martedì prossimo Romani incontrerà Regione siciliana, sindacati e Fiat per illustrare gli sviluppi della vicenda.
Regione siciliana e Governo nazionale sono pronte a scendere in campo con finanziamenti e agevolazioni fiscali per chi si aggiudicherà l’impianto. Si parla di 100 milioni di euro provenienti dalle casse dello Stato e di altri 350 milioni targati Sicilia. A questo si aggiunge la cessione dello stabilimento da parte di Fiat al costo simbolico di 1 euro.
Intanto i sindacati lanciano l’allarme su possibili speculazioni, visto il piatto ghiotto offerto dalle istituzioni. “Non basta – dichiara il segretario generale della Cisl siciliana Maurizio Bernava – avere un qualsiasi progetto e chiunque si può prendere la fabbrica di Termini Imerese, peraltro a costi politici. Ci vuole un progetto industriale serio che possa autofinanziarsi. Abbiamo paura che qualcuno venga solo per prendersi i contributi pubblici. Il Governo nazionale e quello regionale devono vigilare insieme al sindacato. Termini non deve diventare l’albero della cuccagna per qualcuno”.
