Ecco le norme violate dai pm| secondo il decreto del Quirinale - Live Sicilia

Ecco le norme violate dai pm| secondo il decreto del Quirinale

Le intercettazioni cui partecipa il Presidente della Repubblica, anche se indirette, "non possono essere in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte": è quanto si legge nel decreto con cui il Capo dello Stato ha promosso il conflitto di attribuzione (nella foto il palazzo del Quirinale).

L'atto di Napolitano
di
2 min di lettura

Le intercettazioni cui partecipa il Presidente della Repubblica, anche se indirette, “non possono essere in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte”: è quanto si legge nel decreto con cui il Capo dello Stato ha promosso il conflitto di attribuzione. citando l’art. 90 della Costiturzione e la legge 5 giugno 1989, n. 219. Nel decreto è scritto che “a norma dell’articolo 90 della Costituzione e dell’articolo 7 della legge 5 giugno 1989, n. 219 salvi i casi di alto tradimento o attentato alla Costituzione e secondo il regime previsto dalle norme che disciplinano il procedimento di accusa – le intercettazioni di conversazioni cui partecipa il Presidente della Repubblica, ancorché indirette od occasionali, sono da considerarsi assolutamente vietate e non possono quindi essere in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte e di esse il pubblico ministero deve immediatamente chiedere al giudice la distruzione”.

Da qui la decisione del Quirinale di investire la Corte Costituzionale della vicenda. Secondo il Quirinale, le prerogative del Capo dello Stato sono state già lese dai pm di Palermo con la valutazione dell’irrilevanza delle intercettazioni e la loro permanenza agli atti dell’inchiesta; sarebbero ulteriormente lese da una camera di consiglio per deciderne in contraddittorio la distruzione. Lo si legge nel decreto del presidente Napolitano. “Comportano lesione delle prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica, quantomeno sotto il profilo della loro menomazione – è scritto nel decreto del Capo dello Stato – l’avvenuta valutazione sulla rilevanza delle intercettazioni ai fini della loro eventuale utilizzazione (investigativa o processuale), la permanenza delle intercettazioni agli atti del procedimento e l’intento di attivare una procedura camerale che – anche a ragione della instaurazione di un contraddittorio sul punto – aggrava gli effetti lesivi delle precedenti condotte”.

Anziché chiedere immediatamente al gip la distruzione delle intercettazioni di Napolitano, i pm – illegittimanente, secondo il Capo dello Stato – intendono sottoporle ai difensori “ai fini del loro ascolto”, e, dopo il contraddittorio, rimetterle alla valutazione del giudice. E’ quanto si legge nel decreto del Capo dello Stato. “La procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo – è scritto nel decreto – dopo aver preso cognizione delle conversazioni, le ha preliminarmente valutate sotto il profilo della rilevanza e intende ora mantenerle agli atti del procedimento perché esse siano dapprima sottoposte ai difensori delle parti ai fini del loro ascolto e successivamente, nel contraddittorio tra le parti stesse, sottoposte all’esame del giudice ai fini della loro acquisizione ove non manifestamente irrilevanti”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI