Ecomuseo dell’acqua dell'Etna |Presentato il progetto

Ecomuseo dell’acqua dell’Etna |Presentato il progetto

Presentato al centro ZO il progetto per un nuovo sistema museale aperto, ecosostenibile e fondato sulla partecipazione di cittadini ed istituzioni.

CATANIA – L’ Ecomuseo dell’acqua, voluto dalla Sidra e presentato ieri al Centro ZO, realizzerà l’ambizione di mostrare alla popolazione catanese ogni aspetto riguardante l’elemento acquatico: tecnica e tradizione, ambiente e strutture antropiche. Non solo antichi acquedotti, dunque: “Il museo è intorno a noi: è tutto ciò a cui diamo valore storico”, ha chiarito Gaetano Pennino, dirigente generale del Dipartimento Beni Culturali. “Un modo perché il sapere specialistico si confronti con la percezione del territorio”: così nelle parole della parlamentare Concetta Raia, che nel 2014 ha presentato la proposta di legge sugli ecomusei. Il complesso si svilupperà nell’area metropolitana cittadina e nei principali comuni etnei. Questa, dunque, l’innovativa concezione museale: fondamentale risulta l’attenzione ai luoghi nei quali si vive, ed un’attiva collaborazione tra enti pubblici e cittadini. Sul territorio siciliano l’idea può trovare realizzazione immediata, vista la facilità nel trovarsi a stretto contatto con varie testimonianze del passato di differenti civiltà: non solo monumentali ma anche legate alla dimensione quotidiana. L’acqua attraversa il suolo vulcanico, ne acquisisce parte degli elementi chimici e dunque delle caratteristiche; nei secoli ha agito da protagonista, essenziale alla sopravvivenza, nella creazione di tutti gli insediamenti umani. “Crediamo che l’incentivazione della cultura possa contribuire ad arginare i fenomeni di malaffare”, ha affermato Virgilio Piccari, direttore dell’Accademia di Belle Arti catanese, coinvolta con entusiasmo nell’impresa. Non casuale è stata la compresenza d’una sessione di laurea dell’istituto, ribadendo così la stretta vicinanza al progetto e la volontà degli studenti di collaborarvi: una ricostruzione delle Terme di Santa Venera al Pozzo, realizzata dall’allieva Federica Leonardi, è stata presentata al pubblico insieme ad un altro video, alquanto evocativo, dedicato proprio alle acque. “Il museo servirà ad accrescere la consapevolezza dei cittadini dinanzi alle risorse idriche, la cui fruizione pubblica è frutto di un lavoro umano del quale io stesso ignoravo l’ampiezza”, dichiara Alessandro Corradi, presidente della Sidra. Ampio e plurale lo spettro dei relatori: se l’assessore Villari, in rappresentanza del sindaco, ha ribadito l’ “immenso valore culturale e pratico” dell’idea –e il sostegno da parte del Comune-, la sovrintendente ai Beni Culturali Maria Grazia Patané ha posto l’attenzione sul ruolo della propria struttura: non certo coercitiva ma anzi aperta al dialogo con altre realtà in nome della salvaguardia del patrimonio materiale ed immateriale.

Il professore Edoardo Tortorici, noto archeologo subacqueo, ha quindi sottolineato l’importanza dell’elemento liquido come filo conduttore della ricerca storica sul territorio, rammentando l’importanza strategica e commerciale -nonché i riflessi mitologici- dei siti arcaici lungo la Riviera dei Ciclopi. “Quando beviamo acqua assimiliamo una parte del territorio: se questo è tutelato, lo saremo anche noi”, ha ricordato al pubblico Salvo Giammanco, ricercatore dell’INGV. Un monito per la coscienza di tutti, dal singolo all’istituzione.

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