PALERMO – È stata l’occasione per discutere del futuro dell’edilizia e dell’urbanistica in Sicilia, alla presenza di assessori regionali, vertici ed associati di Ance Palermo, l’associazione che riunisce gli imprenditori del settore edile e delle costruzioni della provincia. La tavola rotonda che s’è tenuta stamane a Palermo, a Palazzo De Seta, ha visto un acceso dibattito sulle condizioni attuali e le speranze di ripresa dell’edilizia, in uno slalom tra spesa e mancata spesa dei fondi comunitari e la rigidità del Patto di Stabilità che, tra gli altri problemi, ha fortemente penalizzato l’imprenditoria del settore delle costruzioni.
Il dibattito è stato aperto dalle dichiarazioni del presidente di Ance Palermo, Fabio Sanfratello, che non si è potuto esimere dal delineare un quadro disastroso. “Negli ultimi anni il settore edile, nella sola provincia di Palermo, ha subito una vera e propria ecatombe, con la perdita del 60 per cento della massa salariale rispetto al periodo ante crisi e la morte di oltre duemila imprese. In una terra senza giacimenti di petrolio – spiega Sanfratello – bisogna salvaguardare i giacimenti culturali, ed è importantissimo intercettare i fondi comunitari per realizzare le infrastrutture necessarie per l’Isola. Ho recentemente parlato con il presidente Crocetta e siamo d’accordo sul fatto che l’unica salvezza per la Sicilia sia l’aumento fattivo delle infrastrutture necessarie al raggiungimento ed alla fruizione dei nostri beni paesaggistici e culturali, in collaborazione con gli assessorati al Turismo ed ai Beni Culturali”.
L’architetto Elio Caprì, autore del formulario operativo sui Lavori Pubblici per la Sicilia, ha voluto sottolineare la necessità di un ammodernamento dei piani urbanistici dell’Isola. “Il settore ha a disposizione una grande fetta dei fondi comunitari, per cui è fondamentale non ripetere l’errore commesso con i fondi 2000-2006 e 2007-2013, cioè quello della mancata spesa per mancanza di reale programmazione. Servono da un lato i progetti seri e realizzabili e, dall’altro, una strumentazione urbanistica adeguata alla nostra epoca: la nostra – dichiara Caprì –, quando fu ideata nel 1978, era all’avanguardia e fu presa a modello dalle altre città; oggi, invece, è rimasta tale e quale per 36 anni e, così facendo, blocca il recepimento dei fondi”.
Cleo Li Calzi, assessore al Turismo ed allo Sport, parla di una spirale che rischia di portare la Sicilia allo stallo. “Il problema del disimpegno dei fondi – afferma – è sempre stato affrontato soltanto quando si avvicinano le date di scadenza. La Regione ha le sue colpe, ma continuiamo a vivere situazioni in cui i fondi ci vengono sottratti e finiscono destinati ad altre regioni. Bisogna – conclude – agire ed agire in fretta”.
Dello stesso parere l’assessore alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo. “Non abbiamo più la possibilità di perdere tempo, perché c’è una competizione strenua sui pochi soldi che ci sono con le altre amministrazioni, con lo Stato e con le altre nazioni dell’Unione Europea. Lo scenario di Palermo – spiega Pizzo – nei prossimi decenni rimarrà popolato da devastazione, fuochi sparsi e selvaggi procacciatori di risorse primarie; i ragazzi hanno mollato la città, perché non vedono motivazioni per rimanere in questa realtà che punta dritta verso il peggio. Il nuovo piano di programmazione europea non punta sulle regioni, ma sulle aree urbane e le aree interne; le regioni, di questo passo, esauriranno i propri compiti e ci sarà l’elevazione delle città metropolitane. I comuni siciliani sono al dissesto, tantissimi non hanno un euro in cassa: l’unica salvezza passa dal riprogettare le collaborazioni in veste di aree urbane”.
Pizzo è poi passato a spiegare come si è mosso il suo assessorato nella spesa dei fondi 2007-2013 che sono stati prorogati e sui progetti che prenderanno vita con quelli del periodo successivo. “Abbiamo programmato 1,76 miliardi di investimenti con Anas per le infrastrutture stradali, che riguarderanno la Caltanissetta-Agrigento oltre che strade che si ‘pagheranno da sole’ grazie ai pedaggi, come la nuova tangenziale di Palermo (che conta 40mila passaggi al giorno), la Catania-Ragusa, la Palermo-Cefalù. È già stato firmato un piano con RFI per le infrastrutture ferroviarie, così come la programmazione di fondi per gli aeroporti dell’Isola. C’è un bando per i centri storici in collaborazione con Unicredit e stiamo concludendo un patto con i comuni inferiori ai 30mila abitanti per far ripartire il settore anche per le piccole imprese edili, non con fondi a pioggia ma con interventi mirati. Stiamo studiando un piano di riforma degli IACP, con la progettazione di un nuovo sistema di assegnazione delle case, che segua il piano nazionale, che prevede la dismissione degli Istituti, con immissione sul mercato dei beni che verranno ovviamente migliorati dall’intervento dei nuovi proprietari”.
Fondamentale, in questa veste, il confronto tra imprenditori ed amministrazioni. “Bisogna rimodulare l’intero settore senza dimenticare la costante collaborazione tra le due parti” afferma Massimiliano Miconi, vicepresidente di Ance Palermo, che sottolinea come “le amministrazioni locali e quella regionale devono attivamente collaborare con il settore dell’edilizia per valutare quali sono gli interventi necessari per i quali verranno spesi i fondi comunitari”.
Acceso anche l’intervento dell’Assessore ai Beni Culturali, Antonio Purpura, che ha voluto evidenziare come l’edilizia sia un pezzo fondamentale dell’industria culturale. “L’idea – dichiara Purpura – è quella di creare dei percorsi logici che rendano i beni culturali qualcosa di turisticamente spendibile, con grossi progetti complessi e ben delineati e non con interventi a pioggia o con microinterventi qua e là. Bisogna creare strade, percorsi, pubblicità che permettano di raggiungere i beni monumentali e paesaggistici della Sicilia. In questi termini – conclude –, il terreno per il mondo dell’edilizia è fertile, perché la maggior parte di queste opere necessarie sono ancora da fare”.