CATANIA. La scrivania del senatore Salvo Pogliese è un puzzle di appunti rigorosamente scritti a mano e grafici. Sono i numeri del primo turno delle amministrative siciliane. Tra percentuali, seggi e proiezioni. La scorsa settimana è passata mettendo ordine ai risultati non soltanto catanesi. Ora l’analisi. L’ex sindaco interviene da segretario regionale del partito della premier Giorgia Meloni. Eccolo: “C’è stata una grande affermazione del centrodestra e una grande affermazione di Fratelli d’Italia. La vittoria di Enrico Trantino è stata eclatante: la nostra lista è andata oltre il 15%, mentre il cartello Trantino sindaco ha superato l’8%. Penso poi a Comiso, con il 27,8%, mentre cinque anni fa avevamo raccolto il 2,44%. In questo quadro guardo anche al 9,56% di Siracusa e al 12,07% di Piazza Armerina”.
Senatore, quanto peseranno queste percentuali in vista del possibile rimpasto del governo regionale?
“Questi temi saranno oggetto di valutazione con il presidente Schifani. Serve necessariamente una riflessione su quanto accaduto a Trapani. Sono amico personale di Turano, ma quello che è accaduto è particolarmente grave. In un capoluogo di provincia tanto importante il centrodestra doveva andare compatto sul candidato della coalizione, Maurizio Miceli. La lista vicina a Turano ha determinato invece la vittoria di Tranchida. Ripeto: è gravissimo. Anche perché il presidente si è era espresso personalmente per l’unità. Siamo costretti a prenderne atto”.
Se ne riparlerà dopo il ballottaggio?
“Penso che con il presidente Schifani sapremo trovare il giusto equilibrio”.
Senatore, perché tanta serenità?
“Più che altro, sono carico d’orgoglio”.
Si spieghi.
“Non posso non pensare ai dati della provincia di Catania, ai risultati bulgari di Gravina, con Massimiliano Giammusso, e di Biancavilla, con Antonio Bonanno. Andati, rispettivamente, oltre il 70% e l’80%”.
Questione di numeri?
“Sono coinvolto sia a livello politico che personale. Le spiego: Bonanno è stato l’ultimo presidente provinciale dei giovani del Pdl, mentre Giammusso è stato presidente degli Universitari. Per alcuni, il sottoscritto è considerato il loro fratello maggiore. Ed è così. Sono fiero di loro”.
Pogliese, guardando al consiglio comunale di Catania, i numeri dicono nello specifico che tra gli undici eletti nelle due liste della destra, otto fanno fanno capo a lei. Che significa?
“Guardi, io sono il segretario regionale del partito e quello che a me interessa è ben altro. Ovvero: che in questi cinque anni FdI abbia triplicato i voti”
Ma otto sono suoi, lo rivendica?
“Sono consiglieri che hanno iniziato il loro percorso nelle organizzazioni giovanili o si sono aggregati successivamente. Comunque, sì: anche questo è un motivo d’orgoglio”.
Nelle settimane precedenti ha tenuto banco il dibattito sulla continuità o la discontinuità con l’amministrazione guidata da lei, quali sono i termini della questione?
“La continuità è stata sancita dagli elettori, che hanno espresso percentuali importanti. Nonché dallo stesso Enrico Trantino che, molto lealmente, ha rivendicato il lavoro fatto quale assessore della mia giunta. Perché, nei cinque anni passati, tra le tante difficoltà e contingenze, abbiamo raggiunto risultati importantissimi per la nostra città nonostante la pesante eredità che avevamo ereditato”.
Si riferisce al dissesto?
“Abbiamo ereditato debiti per un miliardo e mezzo di euro. Soltanto grazie a un lavoro sinergico – il mio pensiero va a quanto fatto da Roberto Bonaccorsi – siamo riusciti a venirne fuori. Immaginando soluzioni operative nuove senza mai presentarci a Roma con il cappello in mano, come fanno altre amministrazioni del profondo Sud. Laura Castelli, Matteo Salvini, Stefano Candiani – che ancora ringrazio – lo hanno riconosciuto, intervenendo consequenzialmente”.
Cosa ha determinato il Salva Catania?
“Che abbiamo evitato il disastro sociale. Senze liquidità, senza stipendi, ci sarebbe stata la guerra civile. Un grande risultato, assieme ai tanti altri che abbiamo realizzato, come nel settore turistico assieme a Sergio Parisi. E che forse non siamo riusciti a enfatizzare nel modo migliore possibile”.
Catania come nuova hub per l’energia rinnovabile: che meriti ha la sua amministrazione?
“Quello che accadrà da qui a breve in questa città non ha precedenti. Enel Green Power che investe cinquecento milioni di euro per la più importante giga-factory d’Europa, con quasi mille assunti, è un risultato assolutamente eccezionale. Ottenuto grazie al fatto che le procedure burocratiche sono state velocizzate al massimo. Dietro c’è stato uno sforzo amministrativo riconosciuto dagli stessi vertici di Enel”.
Stessa cosa con gli investimenti St?
“Abbiamo battuto la concorrenza di Parigi, Milano e Singapore. Come ci aveva chiesto il presidente Mario Draghi, siamo stati i più rapidi nell’esitare le pratiche burocratiche e predisporre il necessario. Un lavoro complicatissimo, ma siamo stati efficienti. E abbiamo vinto”.
Pogliese, lei dice però che non avete comunicato al meglio i risultati ottenuti, in che senso?
“Nel caso specifico – ora però lo possiamo dire – siamo stati silenti per tre anni perché c’era una procedura d’infrazione per aiuti di Stato in commissione europea. Non potevamo fare diversamente”.
Ritiene che le percentuali del centrodestra catanese siano connesse a ciò?
“Io credo che la gente abbia percepito e apprezzato il lavoro sobrio e umile di questi anni. Qualcuno prima di me inaugurava i semafori a Librino o i posacenere in via Etnea con nani, ballerine e cotillon, enfatizzando l’ordinaria amministrazione. Noi, invece, siamo stati leali e non abbiamo scaricato sulla precedente amministrazione le tante difficoltà affrontate”.
Pogliese, si riferisce a Enzo Bianco?
“Queste elezioni hanno sancito la conclusione politica del suo percorso. La lista che porta il suo nome ha presentato 24 candidati su 36, raccogliendo il 2,44% dei consensi. È una sonora bocciatura”.
Mi faccia capire: è soddisfatto di ciò?
“Assolutamente. Sì. Sono una persona fin troppo leale, lui non lo è assolutamente stato nei miei confronti. Chi semina vento raccoglie tempesta”.
Senatore Pogliese, ho l’impressione che voglia togliersi qualche sassolino: perché questa esigenza?
“In questi anni abbiamo vissuto cataclismi inimmaginabili: un terremoto, due alluvioni, una pandemia…”
C’è stata anche la doppia sospensione connessa alle sue vicende giudiziarie…
“Io sono stato l’unico europarlamentare, assieme a Gualtieri, che ha lasciato Bruxelles per guidare la propria città. Ho rinunciato all’immunità e a una importante indennità. Sono felice di averlo fatto e non me ne pento. Sono onorato di aver servito la mia città”.
Le pesa che non sarà lei a raccogliere quanto seminato?
“Sono felice, semmai, che sarà Enrico Trantino, persona leale e di grande spessore, a portare avanti il lavoro”.
Oggi ci sarà la proclamazione di Trantino, sulla scorta dell’esperienza accumulata da primo cittadino, che consigli gli darà?
“Non ne ha bisogno, perché è una persona che sa ascoltare tutti. E, alla fine, decidere in autonomia nell’interesse esclusivo della nostra città”.
Il futuro di Salvo Pogliese?
“Continuerò a servire la mia città. Lo sto già facendo da senatore. Con gli emendamenti presentati e approvati a febbraio, potremo stabilizzare 46 agenti della polizia locale e altre professionalità”.