CATANIA – Sindaci grandi assenti. Nonostante l’argomento di particolare interesse proprio per gli enti locali, costretti a gestire il fenomeno della cenere vulcanica, particolarmente frequente negli ultimi tempi, e causa di problematiche legate non solo alla sicurezza e alla salute, ma anche all’economia e al decoro.
La tavola rotonda
C’era solo il presidente del consiglio comunale di Pedara, Francesco Laudani, che è anche presidente della Srr Catania area metropolitana, all’incontro “Cenere vulcanica: riuso, risorsa, opportunità”, organizzato da Confambiente, costola di Confcommercio, per comprendere le reali possibilità aperte dalla normativa che ha eliminato la sabbia vulcanica dalla voce “rifiuto” e del successivo decreto attuativo della Regione siciliana.
Una tavola rotonda, moderata da Giuseppe Guagliardi, presidente di Confambiente, organizzata proprio per dare seguito alle possibilità che ora la legge consente, tramutando ciò che attualmente è un problema, oltre che un peso economico, in possibilità.
“I lapilli venduti su internet”
“Bisogna sfruttare l’opportunità di investire nel riutilizzo – ha sottolineato in apertura dei lavori Pietro Agen, presidente di Confcommercio Catania. Fa rabbia vedere che i lapilli vengono venduti a costi anche abbastanza rilevanti su internet, quando noi trattiamo la cenere come un rifiuto speciale. Credo che i privati debbano fare uno sforzo affinché si possa riutilizzare e i Comuni mettere questi nelle condizioni di operare”.
Creare una catena, tra pubblico e privato, dunque, che metta in moto un sistema che valorizzi il prodotto cenere. Una possibilità che necessità, però, del fattivo contributo degli enti locali, unici a poter “coordinare” questa attività.
“Non è un fenomeno continuo, vero – ha proseguito – ma sappiamo che accade e dobbiamo attrezzarci. Noi ci siamo ma i Comuni devono prendere l’iniziativa”.
Molteplici gli usi della cenere vulcanica, non solo in edilizia, come già sperimentato, ma anche nell’agricoltura o nella depurazione delle acque, argomento quest’ultimo, di strettissima attualità. Come ha evidenziato la professoressa Loredana Contraffatto, dell’Università di Catania.
I possibili riutilizzi
“L’università di Catania ha iniziato anni fa a investigare i possibili riutilizzi della cenere lavica, particolarmente per l’edilizia e per realizzare manufatti – ha detto Contraffatto -. I risultati hanno incoraggiato ulteriori ricerche, soprattutto, dopo l’eruzione del 2021, l’attenzione è stata rivolta ai processi produttivi che, senza troppi cambiamenti, possano lavorare tanti volumi di cenere”.
Un lavoro, quello della ricerca, che prosegue e che abbraccia anche altri ambiti ma che ha bisogno del mondo delle imprese e di quello istituzionale, per diventare sistema. Istituzioni, però, non sempre pronte.
A sottolinearlo è stata Rossella Pezzino De Geronimo, numero uno di Dusty. La società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, ha partecipato al bando della protezione civile del 2022: “Ci siamo giudicati due dei tre lotti nei quali era divisa la gara – dice. Nel 2023 abbiamo firmato il contratto normativo con la protezione civile, dopo di che i contratti attuativi che dovevano essere firmati dai sindaci non sono mai stati stipulati. Soldi buttati via – ha aggiunto – eppure erano stati impiegati proprio per la cenere”.
Non solo riuso, ma anche raccolta. A evidenziare il problema della rimozione della cenere dalle strade è stato Angelo La Piana, di Confambiente. “Prima del riutilizzo – ha dichiarato – occorre pensare alla rimozione. Anche perché le ceneri riutilizzabili che possono uscire fuori dalla norma sui rifiuti, devono essere raccolte subito per non inquinarsi”.
Da qui, la proposta di invitare i Comuni a indicare delle zone per un possibile stoccaggio della cenere che, le ditte appositamente iscritte in un albo regionale, possono andare a prendere per riutilizzarle. Le potenzialità ci sono: occorre la volontà. E sembra proprio quest’ultima, la grande assente.
“A volte, la sensibilità della politica su aspetti salienti è scarsa – ha commentato Arturo Vallone, dirigente generale del dipartimento Acque e rifiuti della Regione. La Regione, Aa febbraio, ha fatto il decreto, un passo avanti dopo tanto tempo. Ma non può fare tutto. Gli enti locali devono dare una mano. Se tutti non si muovono, non può cambiare nulla e noi stiamo dimostrando di volerlo fare: siamo a disposizione per portare avanti queste iniziative, anche sull’uso nelle acque reflue”.
Organizzarsi e farlo in fretta. E ciò che chiede Laudani, per l’occasione anche delegato dell’anca Sicilia. “Quando è iniziata l’emergenza cenere, abbiamo fatto manifestazioni di interesse per individuare soggetti che potessero voler investire, ma non abbiamo avuto risposte – ha detto. Nel decreto ci sono le modalità operative – ha proseguito: suggerisco di realizzare un albo unico per le imprese, attraverso le Srr competenti.