ROMA – “A Livorno l’impianto di raffineria non chiude. A Gela sì. Basterebbe questo per evidenziare l’incapacità e l’assoluta inconsistenza del governatore Crocetta di garantire gli interessi dei siciliani. Il tutto con il placet di Renzi”. Così il deputato Ncd Alessandro Pagano interviene sulla vertenza dell’impianto Eni di Gela.
“Ieri – sottolinea Pagano – abbiamo assistito a una situazione kafkiana: “il settore della raffineria è strategico per la politica industriale del Paese” ha detto il viceministro del Mise, Claudio De Vincenti, sulla vertenza dell’impianto Eni di Livorno, che di fatto è stato salvato evitandone la chiusura. “Settore strategico”, dunque. Sicilia esclusa, aggiungiamo noi. Non è per nulla una provocazione o l’ennesima lamentela sulla contrapposizione tra Nord e Sud. Ma una semplice constatazione. A Gela, infatti, si è deciso di voltare pagina. Basta raffinerie. E dire che le dimensioni sono tali che il punto di pareggio è decisamente più favorevole, se solo si facessero gli investimenti adeguati”.
“Fermo restando, quindi – aggiunge il parlamentare Ncd – che Crocetta ha svenduto gli interessi dei siciliani e dei gelesi, che anche per Renzi la politica industriale è a geometrie variabili, rimane una ultima considerazione da rivolgere all’ad Eni, Claudio De Scalzi. L’amministratore delegato avrà tutti gli elementi per giudicare come la bioraffineria a Gela sia l’unica scelta perseguibile, ma non può rimanere indifferente nei confronti di tutti quelli che hanno gestito così male la raffinazione e hanno prodotto nei lunghi anni della loro gestione tutti le gravi perdite, come più volte ribadito dallo stesso De Scalzi. Non possono più rimanere seduti ai tavoli istituzionali. Non hanno più alcuna credibilità”, conclude Pagano.