PALERMO – È un’inchiesta che parte da Palermo, passa da Trapani e arriva dentro i palazzi romani del potere. Una storia di presunti favori e mazzette. Tra i dieci indagati, nel suo caso per corruzione, c’è anche il sottosegretario ai Trasporti, il leghista Armando Siri. Avrebbe intascato una tangente di trenta mila euro. L’indagine è della Direzione investigativa
Il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo hanno chiesto e ottenuto l’aggravamento della misura cautelare per Vito Nicastri. Gli sono stati revocati i domiciliari e torna in carcere. Ai domiciliari Nicastri, soprannominato il ‘re del vento’, c’era finito l’anno scorso con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia aggravata dall’articolo 7. Avrebbe messo le le sue aziende, leader nel settore delle energie alternative, a disposizione per gli affari sporchi dei boss di Salemi e Vita. A Nicastri è già stato confiscato un patrimonio stimato in un miliardo di euro con una quarantina di società. La sua scalata economica ha avuto, secondo la Dia, un socio d’eccezione: Matteo Messina Denaro.
Nonostante i guai giudiziari, ed è questo il contesto della nuova indagine, Nicastri avrebbe continuato a fare affari, ottenendo dei permessi da parte dell’assessorato regionale all’Energia, dove sono in corso delle perquisizioni. Ad un certo punto, però, la partita si sarebbe spostata a Roma. Ed infatti l’indagine dei pm palermitani si è incrociata con quella della Procura capitolina, coordinata dall’aggiunto Paolo Ielo.
È a Roma che a Nicastri serviva un favore, e cioè un emendamento, ancora in corso di approvazione, al Def 2018 in tema di contributi nel settore delle energie alternative. . Per arrivare a Siri l’imprenditore si sarebbe servito dell’intermediazione di un docente di Ecologia, Salvatore Arata, ex parlamentare in Forza Italia nel 1994 e ora pure lui vicino alla Lega. Salvini lo ha scelto per scrivere il programma del partito sul tema energetico. Pure Arata, trait d’union, fra Nicastri e Siri, è indagato.
Armando Siri è l’uomo della riforma fiscale e ideatore sulla flat tax che tanto sta a cuore a Matteo Salvini, e infine nominato ai Trasporti. “Non so niente. Non ho idea, non so di cosa si tratti. Devo prima leggere e capire. Ho letto di nomi che non so”. È la reazione a caldo del sottosegretario. “Sicuramente – ha aggiunto – non c’entro niente con vicende che possano avere risvolti penali. Mi sono sempre comportato nel rispetto delle leggi. Sono tranquillo”.
C’è il capitolo regionale. Nicastro e Arata avrebbero spinto con le mazzette le autorizzazioni per nuovi impianti, eolici e non solo. L’uomo chiave sarebbe Alberto Tinnirello, dirigente dell’assessorato all’Energia, oggi al Genio civile, pure lui indagato per corruzione.
Gli indagati nell’inchiesta sono: Paolo Franco Arata, 69 anni, professore, consulente della Lega sull’energia ed ex parlamentare di Fi, il figlio Francesco Paolo, 39 anni che si era trasferito da Roma ad Alcamo; Giacomo Causarano, 70 anni; l’imprenditore Francesco Isca, 59 anni; Angelo Giuseppe Mistretta, 62 anni; Manlio Nicastri, 32 anni, figlio di Vito e Alberto Tinnirello, 61 anni, funzionario regionale, prima al Dipartimento dell’Energia.