PALERMO – Assolto dall’accusa di avere violato la sorveglianza speciale. I giudici di appello ribaltano la sentenza di condanna a otto mesi inflitta in primo grado a Gaetano Leto.
I funerali e i cognati boss
Era accusato di non essere andato nel 2016 al commissariato San Lorenzo violando la prescrizione dell’obbligo di presentazione tre volte alla settimana. Allora si giustificò dicendo che si era recato al funerale di un parente.
Leto, 40 anni, è cognato di Gregorio e Tommaso Di Giovanni, boss di Porta Nuova. Quattro anni fa si celebravano le esequie di uno dei fratelli Di Giovanni. In quel momento di confusione l’imputato disse di essersi dimenticato del suo obbligatorio appuntamento al commissariato San Lorenzo.
Un ruolo di primo piano
Leto è uno degli arrestati del blitz che nel 2018 ha fermato la rifondazione della nuova cupola di Cosa Nostra. Alla guida del mandamento di Porta Nuova c’era il cognato Gregorio Di Giovanni. Anche in virtù della “illustre” parentela Leto si sarebbe guadagnato il ruolo di reggente della famiglia mafiosa del mercato Capo. Su di lui pesa una richiesta di condanna a 18 anni. LEGGI TUTTE LE RICHIESTE DI PENA
La tesi difensiva
Nel processo che ora si è concluso con l’assoluzione decisa dal collegio presieduto da Adriana Piras il legale della difesa, l’avvocato Giovanni Castronovo, ha chiesto l’applicazione di un recente orientamento delle sezioni unite della Corte di Cassazione secondo cui, non è configurabile il reato di violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale in assenza di una rivalutazione dell’attualità e della persistenza della pericolosità sociale.
L’accertamento sulla pericolosità di Leto risaliva al 2011 e cioè cinque anni prima che violasse la prescrizione per andare al funerale del cognato e fratello dei boss di Porta Nuova.