Ercolano e l'estorsione | alla pizzeria il Vicolo - Live Sicilia

Ercolano e l’estorsione | alla pizzeria il Vicolo

Imprenditori modello i titolari della pizzeria Il Vicolo: si sono ribellati. Ecco i verbali del pentito Amore.

L'inchiesta "brotherhood"
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CATANIA. A questo adesso gli diamo fuoco, così gli facciamo…perché questo atteggiamento”. Era finita nel mirino del clan, la pizzeria “Al Vicolo-Pizza e vino”: un tentativo di estorsione pressante e mirato che aveva in Aldo Ercolano il mandante indiscusso. E, addirittura, lo stesso Ercolano veniva “rimproverato” a sua insaputa dai suoi stessi fidati collaboratori per non avere punito i proprietari del locale che avevano sporto quella denuncia che aveva portato all’arresto di uno degli uomini migliori: quel Giuseppe Amore divenuto, poi, collaboratore di giustizia. Un quadro ricostruito minuziosamente attraverso l’indagine portata a termine da Guardia di Finanza e Procura della Repubblica di Catania e che ha trovato riscontro attraverso intercettazioni, testimonianze, tra cui quella proprio di Giuseppe Amore.

Emblematico un colloquio intercorso tra uno degli indagati, Sebastiano Cavallaro (detto Nuccio), e la moglie Nuccia Cavallaro. I due si trovano a bordo della loro auto e transitano dalle parti della pizzeria: “Hanno la fila per le pizze”, si “lamenta” la donna. “Là, là da quei bastardi”, insiste. Ed è a quel punto che il marito si lascia andare ad un “Questo è quello che è un Quaquaraquà”, in riferimento ad Aldo Ercolano “reo”, come detto, di non aver voluto punire i titolari del locale colpevoli del fatto di aver sporto denuncia (giudicata come un vero e proprio “sgarbo”) e dalla quale era scaturito l’arresto in flagranza di Giuseppe Amore.

Una scarsa incisività dell’azione delinquenziale, che lo stesso Cavallaro rafforzava in un altro colloquio con un altro indagato, Giuseppe Finocchiaro, al quale affida il suo sfogo: “Non gli dobbiamo fare avvampare il culo almeno? Sucaminchia del diavolo…e quello è in galera!”. Lo fa “rinsavire” Finocchiaro che, ignaro del fatto che Amore abbia cominciato a collaborare, spiega che qualsiasi azione ritorsiva aggraverebbe la posizione processuale dello stesso Amore: “Ora come ora, se questo casca con la bicicletta e si sgarcia…li paga Pippo Amore”.

Pippo Amore viene arrestato il 22 novembre del 2013 dagli agenti della Questura etnea. Viene beccato in flagranza di reato proprio mentre tenta di mettere a segno una estorsione alla pizzeria “Al vicolo-Pizza e vino”. Amore decide di collaborare e ammette di essere stato assieme a Francesco Condorelli nel tentativo di estorsione: l’ordine sarebbe arrivato da Benedetto Zucchero reggente del gruppo della “Stazione” della famiglia Santapaola-Ercolano, il mandante sarebbe stato, invece, proprio Aldo Ercolano che voleva restituire uno sgarbo di carattere familiare (uno dei soci della pizzeria sarebbe un lontano parente degli Ercolano). Un passaggio, quello legato al gruppo della “Stazione” confermato anche dalle indagini acquisite dal Gico della Guardia di Finanza in altri procedimenti: all’epoca dei fatti, era Aldo Ercolano al vertice della frangia degli Ercolano nonché punto di riferimento dei vertici del “gruppo della Stazione”.


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