PALERMO – Libero dopo oltre due anni di carcere. Assolto in appello dopo avere subito una pesante condanna in primo grado. Nicolo’ Cusimano, 31 anni, è stato scarcerato nel pomeriggio. Non è stato lui a rapinare nel giugno del 2010 la filiale di Ribera della Banca di Credito cooperativo San Francesco di Canicattì.
Si è sempre proclamato innocente anche quando tutto sembrava andare contro di lui. Quasi tre anni fa un malvivente si presenta in banca armato di taglierino. Minaccia il cassiere e razzia più di sei mila euro prima di darsi alla fuga. Tra i clienti della banca, quel giorno, c’era anche un anziano signore a cui gli investigatori mostrano alcune foto segnaletiche. E il testimone punta il dito contro Cusimano, conosciuto alle forze dell’ordine per via dei suoi precedenti penali.
E così Cusimano, residente nel quartiere Zen, finisce in carcere. L’accusa acquisisce agli atti quella che sembra la prova schiacciante. Una perizia lo inchioda: è lui l’autore del colpo. Per lui scatta una condanna a sei anni e mezzo di carcere. Archiviato il processo di primo grado, l’avvocato Antonio Turrisi fa ricorso in appello, dove un super esperto, Bartolo Iuppa, nominato dai giudici firma una controperizia stilata con tecniche innovative.
Vengono sovrapposte le immagini del rapinatore filmato dalle telecamere a circuito chiuso della banca con le fotografie di Cusimano. Il suo corpo viene scomposto in una serie di fotogrammi e analizzato centimetro per centimetro. Il risultato ribalta l’accusa: Cusimano e il rapinatore sono due persone diverse. L’uomo dello Zen è più di alto di cinque centimetri, ha le braccia più lunghe e soprattutto la conformazione del suo orecchio non c’entra nulla con il malvivente che ha assaltato l’istituto di credito. Si è trattato di un errore di persona.
E così davanti ai giudici della Corte d’appello di Palermo, l’avvocato Antonio Turrisi ha chiesto e ottenuto l’assoluzione del suo cliente. Che è stato subito scarcerato. Da tempo soffre di una grave malattia che spera di potere curare meglio di quanto abbia potuto fare fino ad ora, sottoposto com’era al regime carcerario.