Estorsione all'azienda dei rifiuti | “Soldi e un posto di lavoro” - Live Sicilia

Estorsione all’azienda dei rifiuti | “Soldi e un posto di lavoro”

Condanna definitiva per il pluripregiudicato di Calatabiano, Vito Strano.

L'inchiesta
di
2 min di lettura

CATANIA. Dovrà scontare nel carcere di Bicocca a Catania la condanna definitiva a 4 anni e 10 mesi il pluripregiudicato di Calatabiano, Vito Strano. L’uomo, ritenuto a lungo figura di rilievo del clan Cintorino, legato alla cosca dei Cappello, è stato arrestato dai carabinieri della locale stazione poiché raggiunto da un ordine di carcerazione. Nel 2013, su provvedimento del sostituto procuratore Pasquale Pacifico, era stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto, insieme all’allora incensurato Pietro Ferretti, per i reati di furto e tentata estorsione aggravati dal metodo mafioso. Reati commessi ai danni dell’azienda Caruter, che aveva in gestione il servizio di raccolta dei rifiuti nel comune ionico. Il 57enne nel luglio del 2015 era stato condannato in primo grado dai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Catania proprio a 4 anni e 10 mesi di reclusione. Quattro mesi in più di quanto chiesto dell’accusa. Una condanna che ha trovato conferma prima in appello e poi in Cassazione. Pietro Ferretti aveva invece patteggiato la pena a 2 anni.

L’INCHIESTA. E’ il 19 novembre quando i responsabili della ditta Caruter denunciano il furto di due automezzi, un Piaggio Porter ed un Opel Van, ai carabinieri di Calatabiano. Entrambi erano regolarmente parcheggiati nel deposito aziendale della frazione di Pasteria. Circostanza ancor più strana, ad alcuni dei mezzi rimasti dentro l’area ignoti avevano svitato i tappi dai serbatoi dei carburanti, lasciandoli in bella mostra. Per gli inquirenti è un chiaro segnale di natura estorsiva. In quel momento inizia un’intensa attività investigativa. Pochi giorni dopo il furto Ada Agnello, responsabile dell’azienda, viene contattata dall’operaio della Caruter, Pietro Ferretti. Quest’ultimo offre il proprio interessamento e soprattutto quello del proprio “patrozzo” Vito Strano. Secondo la ricostruzione offerta da Ferretti, registrata con il telefonino dalla donna,il furto sarebbe stato una ritorsione per non aver assunto chi era stato indicato da alcuni membri della criminalità organizzata di Fiumefreddo di Sicilia. Per chiudere la vicenda senza problemi la Caruter avrebbe dovuto sborsare una somma tra i 1000 ed i 3000 euro, quale regalo per il disturbo, ed assumere alle proprie dipendenze il figlio di Vito Strano. Richieste respinte dall’azienda, che denuncia tutto ancora una volta ai carabinieri. Strano e Ferretti due settimane dopo il furto vengono raggiunti da fermo di indiziato di delitto.

IL SECONDO TRONCONE. E’ durante i colloqui in carcere che Vito Strano intrattiene con i familiari e con il 28enne Luigi Franco che emergono nuovi importanti particolari sull’episodio subito dall’azienda Caruter. Informazioni che danno il via al secondo troncone d’indagine che culmina, nel giugno del 2014, nel fermo di Salvatore Brunetto, fratello del boss Paolo, di Alessandro Siligato e di Luigi Franco. Secondo la ricostruzione della Procura di Catania, il giorno del furto al deposito dell’azienda Caruter, Strano si sarebbe rivolto proprio a Salvatore Brunetto per ottenere la restituzione dei due mezzi rubati, poi fatti ritrovare in una località di campagna. Il processo in primo grado, che vede tutti e tre alla sbarra, è ancora in corso davanti alla seconda sezione del tribunale di Catania.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI