PALERMO – L’incendio in un container adibito a ufficio, nel settembre 2012, fu l’ultimo episodio di un’estate calda, e non solo per le fiamme, al Policlinico di Palermo. Qualcuno allora entrò nel gabbiotto vicino al reparto di Cardiologia e appiccò il rogo all’ufficio della Euroservice, l’impresa di pulizie calabrese cacciata dall’ospedale. La direzione generale aveva rescisso il contratto: i bagni e i reparti erano troppo sporchi. E nel giorno in cui doveva esserci il passaggio di consegne tra la Euroservice e la Pfe di Milano, subentrata nell’appalto, le fiamme stopparono tutto. Solo momentaneamente, però.
Il direttore generale Mario La Rocca non aveva dubbi. Considerava l’incendio come tassello di una lunga catena di intimidazioni. Una reazione alle scelte aziendali.“Paghiamo lo scotto per avere cercato di imporre le regole in un posto dove le regole sono un optional”, disse ai nostri microfoni.
La Rocca era esplicito: “Il primo episodio è del febbraio scorso, quando il facility manager è stato brutalmente aggredito davanti a testimoni che hanno taciuto e hanno isolato chi fa il proprio dovere. Si tratta della persona che aveva certificato le carenze nel servizio di pulizia. Ho denunciato quattro persone alla Digos”. Gli arresti di oggi sembrerebbero dargli ragione.
Tutto ruotava attorno alla rescissione del contratto alla Euroservice. Fu richiamata la Pfe di Milano, che aveva già fatto le pulizie al Policlinico per tredici mesi e fino al 2010. Anche la gestione della Pfe aveva creato tensioni. A scadenza di contratto, nelle more della riassegnazione del servizio, l’impresa aveva assunto 200 lavoratori: “Era personale che non serviva – spiegò La Rocca – e non ho dato il via libera”. Una volta scaduto il contratto era stata bandita la nuova gara, poi vinta dalla Euroservice. La Pfe si era classificata quarta. Anche su questo fronte La Rocca si era detto perplesso: “Rescisso il contratto con la Euroservice, la seconda ditta si è dileguata e la terza non si è presentata. Quando abbiamo assegnato i lavori alla quarta, la Pfe, è successo il finimondo”. E cioè? “Ad agosto c’è l’episodio della riunione interrotta all’interno dell’aula magna dai dipendenti della Euroservice. Mi hanno aggredito e mi è stato impedito di uscire. I primi di settembre hanno rotto il lunotto della macchina del presidente della commissione di controllo del servizi di pulizia, ieri è stato aggredito un sindacalista, poi è stato maltrattato il capo ufficio tecnico che stava rientrando in possesso dell’ufficio della Euroservice. Poche otre dopo, lo stesso ufficio è stato dato alle fiamme nel giorno in cui lo dovevamo consegnare alla Pfe. È una lunga scia di episodi che ho denunciato alla Digos”.
La Rocca ricostruiva una situazione torbida, in cui si annidavano pericolose connivenze fra personale aziendale e imprese esterne. Insomma, in ospedale c’era,a suo dire, chi avrebbe fatto gli interessi dei privati a scapito dal Policlinico. E si rivolse alla magistratura. Stessa cosa aveva fatto Marco Tuzzolino, rappresentante in Sicilia della Euroservice, l’uomo che oggi è finito in carcere, Quando andammo nel container bruciato, lui era lì e accettò di rispondere alle nostre domande. E soprattutto ai dubbi sollevati da La Rocca sul possibile collegamento fra le vicende della sua azienda, l’incendio e gli altri episodi denunciati dall’allora manager. “Non lo so. Gli inquirenti lo accerteranno. Mi meraviglia che un ente pubblico non faccia una dismissione scritta dei locali. Hanno cambiato la serratura senza la mia autorizzazione. Ci sono delle storie strane”. Secondo Tuzzolino, dietro la rescissione del contratto ci sarebbe stata la volontà di favorire qualcun altro. E le urla e gli spintoni al direttore generale nell’aula magna? “Erano sintomi di rabbia. Considero una forma di ingiustizia che un direttore generale che non riesca a interloquire con ci chi lavora”.